Dopo due giorni e mezzo di inseguimento, 3 sospetti jihadisti uccisi e almeno 4 ostaggi morti, due azioni di fuoco simultanee a Parigi (Porte de Vincennes) e a Dammartin-en-Goele, l’incubo iniziato con la strage nella redazione del Charlie Hebdo, a Parigi, sembra finito. La Francia e tutti i Paesi europei si interrogano su che tipo di “mostro” stiano affrontando.
L’attacco al giornale satirico francese Charlie Hebdo è la dimostrazione di quanto l’Europa, e non solo la Francia, possa essere vulnerabile. Lo sgomento causato da tal episodio si accompagna alla presa di coscienza del fatto che il Vecchio Continente non è quella fortezza impenetrabile che molti si aspettavano o speravano che fosse.
L’attentato di Parigi dobbiamo interpretarlo come l’11 settembre europeo, ormai è iniziata la guerra anche nelle nostre città.
Sale il livello di allerta a Roma e nelle altre capitali ma bisogna ammettere che si sono sottovalutati i rischi per la sicurezza, soprattutto il rischio interno rappresentato dalle cellule terroristiche isolate che vivono infiltrate tranquillamente in Europa e seppure dormienti sempre pronte ad agire.
Oggi il terrorismo di matrice Jihadista si muove sempre più in attività decentrate dove piccoli Team paramilitari ben addestrati possono colpire ovunque sfruttando il fattore sorpresa.
"Di fronte alla minaccia terroristica l'Europa ha sbagliato e adesso ne sta pagando le conseguenze". Sono le parole di Amer al Sabaileh, analista strategico giordano ed esperto di terrorismo. Raggiunto telefonicamente da Panorama.it, ha commentato la strage di Parigi e l'uccisione di 12 persone presso la sede della rivista satirica Charlie Hebdo.
«Oggi, il governo assume la decisione di riconoscere lo stato di Palestina», questo è l’annuncio fatto dal Ministro degli Esteri svedese Margot Wallstrom; una decisione che “fluttuava” nell’aria già dai primi di giorni del mese e che oggi (30 ottobre 2014) conosce la sua ufficialità.
“Non si può ragionare, né negoziare, con un male di questo tipo. La forza è l’unica lingua compresa da assassini del genere”[1]. Con queste parole, in merito alla minaccia rappresentata dallo Stato Islamico, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è rivolto alla 69° Assemblea Generale delle Nazioni Unite aggiungendo, inoltre, che “gli Stati Uniti d’America opereranno con una larga coalizione al fine di smantellare questa rete di morte”[2].
Il referendum d'indipendenza scozzese ha emesso il suo verdetto, vale a dire il mantenimento dello "status quo". Infatti, alla domanda “vuoi tu l’indipendenza?” , il 55,30% degli elettori (poco più di 2 milioni di voti) ha risposto “no”. Per qualcuno sarà stata un’occasione persa, per qualcun altro avrà vinto la tradizione. Al contrario, è chiaro che in molti avranno tirato un sospiro di sollievo per le vie della City: basterebbe immaginare, infatti, quanti problemi sarebbero sorti nella gestione delle diverse basi militari che l’esercito di Sua Maestà ha sparse per la Scozia qualora quest’ultima si fosse resa indipendente.
L'Isis conta su un organico molto eterogeneo composto da ex militari e specialisti provenienti dall'area islamista estrema mediorientale asiatica ed europea, oltre a loro hanno aderito al Califfato anche non esperti che reclutati attraverso i noti canali pseudo-religiosi, dopo un breve addestramento (da tre a sei mesi a seconda delle esigenze) vengono inseriti nelle file dei ribelli; fare una stima esatta del numero degli appartenenti è attualmente impossibile, tuttavia si può ipotizzare un numero che oscilla tra i 28.000 ed i 40.000 uomini.
Dopo l'incontro di questa mattina tra il premier Renzi ed i leaders iracheni e curdi, l'invio di armi italiane ai guerriglieri curdi è ormai cosa fatta ed il voto del parlamento italiano sulla questione resta solamente un esercizio di retorica. D'altronde il tempo per ragionare sull'argomento non c'è più se si vuole fermare l'avanzata dell'isis. Il grosso delle armi che l'Italia sta per inviare fa parte di un sequestro avvenuto durante la guerra dei Balcani di un consistente quantitativo di AK 47, di pistole ed inoltre puntatori laser, giubbotti antiproiettile e sistemi di comunicazione.