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14-06-2013

SIRIA: DUBBI SULLE TESI DI WASHINGTON

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Il governo Obama ha accusato ufficialmente l'esercito di Assad di far uso di armi chimiche nel corso del conflitto che imperversa in Siria da più di due anni. Il regime di Damasco avrebbe quindi superato la "linea rossa" tante volte menzionata da Obama e avrebbe così fornito il pretesto ideale agli USA per intervenire attivamente con la fornitura di armi ai ribelli. Le dichiarazioni del Deputy National Security Advisor alla Casa Bianca, Ben Rhodes, hanno ovviamente attirato le critiche dell'altro grande attore internazionale coinvolto, la Russia. Tramite un tweet,  il presidente della Commissione Esteri della Duma, Alexiei Pushkov, ha smentito categoricamente le affermazioni di Rhodes, archiviandole come pure bugie costruite a tavolino come fu in passato per l'Iraq. 

Analizzando con più attenzione la situazione ci si pone delle domande alle quali sarebbe opportuno fornire risposte adeguate. Se infatti da un lato Washington punta il dito contro Damasco, i dubbi sull'effettivo utilizzo di armi chimiche in Siria rimangono enormi.  

 

L'arma chimica in questione è il famoso gas sarin. 

Noto anche come GB (secondo la classificazione americana), il Sarin è una sostanza chimica artificiale nata come insetticida in Germania nel 1938. Gli agenti tipo G, tra cui il Sarin, sono liquidi, incolori e insapori, possono inoltre essere mescolati in acqua e con quasi tutti i solventi organici. Il sarin inoltre è percutaneo, possiede quindi la capacità di penetrare attraverso la pelle. Il CDC (Centers for Disease Control) riporta che il GB (Sarin), oltre ad essere inodore, è il più volatile di tutti gli agenti nervini.

L'esposizione al Sarin può avvenire secondo diverse modalità. Se il Sarin è presente nell'aria, può essere respirato o altrimenti assorbito dalla pelle. Nel caso in cui invece il Sarin venga rilasciato in acqua, il semplice contatto con l'acqua contaminata comporta l'esposizione all'agente. 

Gli effetti dell'esposizione al gas possono dipendere dal tempo di esposizione alla sostanza e dalla quantità. I vapori di Sarin scatenano sintomi in pochi secondi, diverso discorso per quanto riguarda il gas in forma liquida, che può produrre effetti anche 18 ore dopo l'esposizione. Questi agenti nervini intaccano il sistema nervoso, provocando la continua stimolazione di ghiandole e muscoli. Sopraggiungono poi difficoltà respiratorie, convulsioni, bava alla bocca e l'individuo esposto al Sarin perde progressivamente il controllo del proprio corpo. Di fatto il Sarin inibisce in modo permanente la colinesterasi fissandosi all'acetilcolina (AChE). Se non curato adeguatamente, l'individuo può morire a causa dell'esposizione al Sarin anche entro 15 minuti. Secondo gli scienziati la dose minima necessaria per uccidere il 50% di tutto il personale con il quale viene a contatto è di 100 mg al minuto per centimetro cubo (in caso di inalazione), o di 10.000 mg/min/cm³ nel caso di contatto diretto. La persistenza del Sarin è relativamente scarsa, può dissolversi in un tempo compreso tra i 15 minuti e le 4 ore. Per la dispersione del gas possono essere utilizzati proiettili d'artiglieria o da mortaio, razzi, testate di missili, bombe aviolanciate o appositi erogatori. Secondo gli esperti, la Siria possiede circa 650 tonnellate di gas Sarin (alle quali vanno aggiunte 200 tonnellate di iprite).

Le certezze della Casa Bianca, non sono però quelle di gran parte dell'opinione pubblica. 

Da mesi ormai la Francia grida ai quattro venti di essere in possesso di prove che dimostrino che Assad abbia impiegato armi chimiche contro il suo popolo. Secondo alcuni giornalisti di Le Monde, dei medici locali avrebbero fornito loro prove schiaccianti dell'uso di agenti chimici. Anche il Foreign Policy del Regno Unito ha diffuso la notizia che scienziati dell'impianto inglese di Porton Down avrebbero raccolto dei fluidi dalle vittime di numerosi attacchi in Siria che proverebbero l'uso di gas Sarin. 

A queste accuse sono state mosse molte critiche, innanzitutto non è stata garantita la necessaria "catena di custodia" dei reperti, catena essenziale per accertare che i reperti non siano stati alterati. Della stessa opinione è anche il capo delle indagine ONU, Ake Sellstrom, che ha sottolineato come in assenza di prove convincenti sulla catena di custodia dei dati raccolti, non è possibile accertare la validità delle informazioni pervenute dalla Siria.

Eppure Carla del Ponte, magistrato svizzero e membro della Commissione ONU che sta indagando sull'utilizzo di armi chimiche in Siria, ha affermato che le uniche prove in possesso delle Nazioni Unite dimostrano l'impiego di gas Sarin solo da parte dei ribelli. Il fatto non stupisce, se si pensa poi che esistono da tempo una quantità infinita di prove a sostegno di questa tesi, tra cui un video di insorti che mostrano contenitori con sostanze chimiche della società chimica turca Tekkim. Poco spazio è stato riservato poi alla notizia di 12 membri di Jabhat al-Nusrah in possesso di 2 kg di gas Sarin arrestati dalla polizia turca a fine maggio.

Il comportamento tenuto fino a oggi da Assad e dal suo staff lascia pensare che l'esercito siriano non avrebbe avuto alcun motivo per usare armi chimiche, ne sarebbe stato addirittura danneggiato. Il viceministro degli esteri siriano Faysal al-Miqdad, il 6 dicembre 2012 in un'intervista a Reuters, ha definito chiaramente un "suicidio" l'eventuale uso di armi chimiche. E così in effetti sarebbe, perché a quel punto Assad perderebbe l'appoggio di Russia e Cina e si troverebbe solo contro le accuse dell'opinione pubblica mondiale e correrebbe il rischio di un'indagine internazionale sui crimini di guerra. In poche parole, sarebbe la mossa strategica peggiore. Eppure il numero di vittime presunte per colpa del Sarin si aggirerebbe tra le 100 e le 150. Viene allora da chiedersi per quale motivo un esercito come quello siriano, che riesce a contrastare efficacemente le truppe di opposizione, dovrebbe oltrepassare ogni limite mettendo mano all'arsenale chimico, attirando su di sé  la condanna del mondo intero, al solo scopo di provocare 100/150 vittime tra i ribelli. 

Le accuse di Washington sono arrivate però puntuali. Infatti il 4 giungo l'esercito regolare (sostenuto da combattenti di Hezbollah) ha riottenuto il controllo della città di Qusayr, nella Siria centrale, tra Homs e il confine Libanese. La città, strategicamente molto importante, è stata al centro di un sanguinoso assedio, dal quale sono usciti vittoriosi i militari di Assad. Il successo del regime potrebbe spianare la strada alla riconquista di Homs, ancora controllata in parte dai ribelli. L'annuncio inoltre è arrivato lo stesso giorno che l'ONU ha presentato le stime sulle vittime del conflitto, che ammonterebbero ormai a 93.000 dal 2011.

Gli USA, nonostante abbiano promesso sostegno ai ribelli siriani, molto probabilmente non forniranno gli RPG e i missili anticarro richiesti, temendo che queste stesse armi possano essere rivolte contro obiettivi occidentali.  Si apre inoltre la prospettiva di una no-fly zone, che comporterebbe una serie di operazioni volte ad annientare le difese siriane e che comporterebbe vittime tra la popolazione civile e danni a infrastrutture civili di vitale importanza. Resta tuttavia da dire che per ora la Casa Bianca ha rifiutato questa opportunità.

 

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Claudio D'Angelo

Laureato con lode in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza presso l’Università degli Studi di Perugia.
Laureando in Ricerca Sociale per la Sicurezza Interna ed Esterna (Safety and Security Manager).
Analista di intelligence perfezionato nell'analisi del rischio, nell'individuazione delle possibili minacce terroristiche e nella vulnerabilità dei siti industriali, delle infrastrutture critiche e degli obiettivi strategici.
Esperto nella gestione degli scenari di emergenza e nella tutela e la messa in sicurezza di personale operante in aree di crisi, con specifico expertise dell’area mediorientale.
Redattore per il magazine – online Convincere, svolge ricerche nel campo della diffusione dei movimenti Jihadisti in Medio Oriente e Africa, nell’applicazione della teoria dei sistemi complessi alla società e della Network Analysis nel processo di analisi d’intelligence.

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