La Giordania continua ad affrontare sfide interne e regionali e, con l'avvicinarsi dell'annessione della Cisgiordania e della Valle del Giordano annunciata dal governo israeliano, ciò aggiunge ulteriori sfide ai problemi che la Giordania deve affrontare. Nonostante ciò, è fondamentale iniziare una considerazione realistica su come contenere e gestire questo problema, se dovesse diventare una realtà nel prossimo futuro.
La comprensione globale delle relazioni internazionali si sta evolvendo a causa dell'instabilità che attanaglia il mondo. Lo shock di COVID-19 ha costretto molti paesi a concentrare i propri sforzi internamente per contenere la diffusione e l'impatto della pandemia globale. Le dinamiche sottostanti delle politiche e politiche locali e regionali che modellano la cooperazione internazionale stanno cambiando e rimodellando la politica estera, poiché l'attenzione di più paesi diventa sopravvivenza e sostentamento. Ciò potrebbe portare a una maggiore attenzione alle relazioni bilaterali basate sulla necessità o relazioni multilaterali basate su interessi comuni per ogni singolo paese. Ad ogni modo, sta rafforzando il crescente pragmatismo alla base delle relazioni con l'estero.
In Turchia per due giorni nessuno potrà uscire di casa per nessun motivo. Il governo turco ha dichiarato lo stato di coprifuoco da mezzanotte e per 48 ore per 31 province e 30 città in cui si sono registrati numerosi casi di Covid 19. Poco dopo l’annuncio del ministro degli interni, a Istanbul si è scatenato il panico e la gente è scesa in strada per correre a comprare cibo e beni di prima necessità.
La Turchia fino a pochi giorni fa era troppo impegnata nella guerra in Siria e nell’ottenere dall’Unione Europea accordi vantaggiosi per gestire l’ondata migratoria, per occuparsi di un altro problema che nel frattempo aveva fatto capolino nei suoi territori: il Coronavirus.
A ieri la Turchia si dichiarava immune dal morbo: le affermazioni dei politici al potere erano tutte nella direzione di negare che nel paese ci fossero casi di contagio, optando per l’opzione di considerare i morti per polmonite, semplicemente deceduti per un’influenza stagionale. La situazione però nelle ultime ore sembra sfuggita di mano alla classe dirigente. La nazione è in preda al panico, esattamente come è accaduto in Italia e come accadrà probabilmente negli altri paesi. Le città sono deserte. La gente ha paura e svuota i market.
Dopo l’annunciato vertice del 5 Marzo, giovedì, la Turchia e la Russia hanno confermato un cessate il fuoco a Idlib, l’ultima enclave dell’opposizione al governo della Siria, accettando, tra l’altro, di stabilire un corridoio di sicurezza con pattuglie di controllo composte di personale di entrambi i paesi. L’annuncio è arrivato dopo un incontro di quasi sei ore tra i leader dei due paesi a Mosca.
La situazione già critica dei migranti che cercano di attraversare le frontiere della Turchia per arrivare in Europa si fa sempre più drammatica. È infatti di stamattina la notizia della morte di un giovane siriano che cercava di forzare il blocco al confine ed è stato, purtroppo, ucciso dalla polizia greca. Il presidente turco Erdogan annuncia che la Turchia non chiuderà più le sue frontiere e che lascerà passare tutti i migranti senza controlli specifici. Una bomba umanitaria che sta facendo il giro delle cancellerie di mezza Europa.
L’offensiva militare minaccia anche il conflitto tra i membri della NATO, Turchia e Russia. Durante la notte del 2-3 febbraio Ankara ha organizzato un convoglio militare verso Idlib. Ciò ha portato a un primo scontro a fuoco tra l’esercito turco e quello siriano con perdite per entrambi. Erdoğan ha avvertito il suo (ex?) partner, Putin, che se Mosca non riuscirà a controllare Damasco, Ankara agirà. In effetti, la Russia sta guidando l’offensiva usando la sua supremazia aerea per agevolare le operazioni terrestri siriane. Affermare che la situazione è “pericolosa” è un eufemismo. Erdoğan con le sue idee di grandezza cerca di trascinare la NATO nello scontro. Ha invocato l’articolo 4 del Trattato dimenticando che ha acquistato missili antiaerei da Putin e che ha utilizzato milizie turcomanne e ex ISIS per eliminare le resistenze curde al confine con la Siria ( tutto questo in aperta violazione della Convenzione di Ginevra).
La Turchia apre le porte dell’Europa ai suoi 3,6 milioni di rifugiati siriani.
Migliaia di migranti cercano di prendere d’assalto il confine greco dopo che la Turchia ha dichiarato che non impedirà ai suoi 3,6 milioni di rifugiati di raggiungere l’Europa.
Ankara ha giurato di non impedire ai migranti di raggiungere il continente e la Grecia è stata costretta a usare i gas lacrimogeni sulle folle ai suoi confini.
Violentissima escalation militare giovedì 27 febbraio a Idlib, la regione del nord-ovest della Siria dove sono in corso ormai da tempo scontri tra le forze governative di Assad, che godono del sostegno della Russia e le milizie ribelli sostenute invece dalla Turchia. Dopo i bombardamenti aerei russi di ieri che hanno causato secondo fonti turche, 33 soldati morti e 36 feriti, la situazione sul fronte siriano sembra precipitare. La Russia parla di “increscioso incidente” e cerca di riportare tutto alla normalità dichiarando che i soldati turchi uccisi da Damasco si trovavano in mezzo a terroristi siriani. Specificando inoltre che i soldati turchi non avrebbero dovuto essere presenti in zona. La risposta turca non si è fatta attendere.