Stiamo andando nella giusta direzione per un futuro migliore? Questa è la domanda più frequente fatta oggi dalla maggior parte dei giordani. Sfortunatamente, gli indicatori socioeconomici non lasciano molto spazio all'ottimismo. Il debito pubblico e il deficit di bilancio stanno aumentando rapidamente, accompagnati da storie su come vengono spesi i soldi pubblici e chi è responsabile. Mentre stiamo raggiungendo il 100 ° anniversario della fondazione della Giordania nella sua attuale entità politica, la revisione a tutti i livelli sembra essere d'obbligo.
L'attuale caos in Medio Oriente ha creato un bisogno di realismo nella valutazione di nuove strategie e tattiche per i paesi della regione, e abbiamo visto diversi paesi rivedere il loro approccio alle politiche e alleanze regionali. Il panorama politico giordano ha subito un cambiamento significativo con l'annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di spostare l'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme come parte del riconoscimento della città come capitale di Israele. Questa politica offre alla Giordania l'opportunità di ricostruire alleanze basate sul pragmatismo e l'obiettività per preservare gli interessi giordani. La Giordania dovrebbe adottare una diplomazia flessibile che eviti il conflitto con i suoi alleati, specialmente gli Stati Uniti, vista la posizione contraddittoria su questo tema.
Le maggiori sfide dirette per la Giordania in questo momento sono le conseguenze degli sviluppi in Siria e la possibile escalation delle violenze in Cisgiordania a seguito dell'evoluzione delle crisi o del progresso di un piano di pace che non tenga conto degli interessi della Giordania. Questi due sviluppi potrebbero avere un impatto negativo diretto sulla Giordania.
Non chiamiamolo Stato, non lo è, non chiamiamoli combattenti sono solo assassini, utilizziamo un linguaggio settoriale che a livello semantico riduca la popolarità di questo N.I.S. (Non Stato Islamico) perché io lo chiamerò non stato islamico e lo scriverò sempre minuscolo.
L’ondata di violenza palestinese dopo Gerusalemme e Tel Aviv ha raggiunto anche i villaggi isolati, feriti e morti dunque intorno alle colonie in Cisgiordania e a Gaza, Israele è di nuovo in fiamme.
Ha fatto bene il presidente Barack Obama a negoziare un accordo con l’Iran (che pone la fine delle sanzioni economiche) in cambio della promessa che lo sviluppo del nucleare iraniano servirà per soli scopi civili e non per scopi militari?
In sostanza l’Iran si è formalmente impegnato ad abbandonare il proprio programma relativo alle armi nucleari.
Le sanzioni internazionali contro l’Iran sono state sicuramente efficaci perché hanno creato un incentivo economico per l’Iran a sedere al tavolo delle trattative.
Gli analisti però accusano l’Iran di sponsorizzare il terrorismo internazionale in particolare di essere il maggior finanziatore di Hezbollah.
Aleppo è stata ormai dimenticata dai media ma è proprio li che si continua a combattere da tre anni. L'energia elettrica arriva per poche ore al giorno e l'acqua manca in quasi tutti i quartieri; dei 2.5 milioni di abitanti di prima della guerra oggi la popolazione secondo una nostra stima raggiunge poco più delle 250mila unità: i cristiani da 200mila sono ora all'incirca 70 mila. La città che era considerata la Milano siriana è divisa in due: ad ovest i governativi, ad est i cosiddetti ribelli che ormai sono milizie indefinite con uomini recuperati ovunque, privi di reali motivazioni politiche e religiose ma semplicemente motivati dal potere che la guerra stessa trasmette.
Con colpevole ritardo il governo turco decide di fare sul serio nel contrasto alle milizie dell'Isis bombardando pesantemente una colonna di terroristi sul confine turco siriano. Fino ad ora un'azione così esplicita non era mai avvenuta; siamo quindi di fronte ad uno spartiacque politico: da oggi la Turchia non avrà più una posizione ambigua nell'opposizione di Daesh.
La Repubblica Unita dello Yemen, nata nel 1990 dalle ceneri dello Yemen del Nord (Repubblica Araba dello Yemen) e quello del Sud (Repubblica Democratica Popolare dello Yemen), ha avuto in 'Ali 'Abd Allah Saleh il suo primo presidente (ininterrottamente in carica dal 1990 al 2012). Episodi di violenza interna hanno caratterizzato i primi anni della neonata Repubblica, episodi concentratisi in particolar modo nel corso del 1994 a causa di spinte secessioniste provenienti da personalità politico-militari del vecchio Yemen del Sud.
Since the emergence of the modern Iraqi state from and on the ruins of the Ottoman Empire, the Iraqi Christians started to have a ray of hope and experience some religious freedom and active civil participation in public life, based on the new principles of citizenship, nationalism and secularism adopted by the new government in building new institutions for the country. All that made the Iraqi Christians more interactive and the first among others to absorb the changes, being significantly instrumental in rolling the wheel of development.