In anni come questi, di crisi diffusa, in cui tutto si trasforma rapidamente in altro, si avverte, prepotente, l’obbligo di individuare la solida base da cui partire.
Così avviene per il nostro lavoro, come nella vita.
Creare sicurezza, significa per Triage riscoprire valori da troppo tempo nascosti, significa fermarsi, guardarsi intorno, rendersi conto che presi dal vortice dell’iperealtà, e dai ruoli imposti si rischia di allontanarsi sempre più dalla verità.
E’ ora il momento di ribaltare l’attuale anomalia metodologica dell’intelligence che mina la possibilità di fare analisi strategiche senza bavagli e condividere idee, emozioni ed interpretazioni autentiche degli accadimenti.
Dalla sinergia di queste abilità nasce il progetto "Triage" per interpretare la realtà come incontro di esperienze e punti di vista differenti ma dialoganti.
Nel nostro mondo si ha la necessità di osservare ogni cosa, si osserva il via vai della gente, se ne studiano gli sguardi, le inflessioni dialettali, i gesti, gli abiti, se ne ascoltano i dialoghi ed i silenzi.
Si cerca di rubare dall’umanità in movimento frammenti di informazioni per capire in fretta quale realtà dovremo affrontare, condividere o assecondare.
Saper ascoltare, far parlare ogni persona che si incontra diventa così il primo patrimonio informativo che nessuna macchina può sostituire, avere chiara la visione di chi vive giorno per giorno la dimensione del sociale nel lavoro e nella vita privata ci permette di penetrare anche quelle problematiche apparentemente blindate.
Nulla è davvero chiuso ed inaccessibile, con il cervello nei muscoli si può aprire la serratura fino ad ora inviolata, guardare all’interno e raggiungere la verità.
La verità è il nostro light house, la nostra mission, è Triage stessa.