La guerra è sempre un affare per le mafie, la criminalità è oggi sempre più globalizzata e la crisi Ucraina sembra essere una ghiotta occasione per le organizzazioni criminali tanto che i primi segnali di cooperazione tra gli ambienti mafiosi di vari paesi appaiono evidenti.
Gli scafisti russi ed ucraini sono, infatti, già attivi e pronti alla tratta di donne e bambini che fuggono dalle bombe.
È uno dei grandi affari della guerra, un business ed un reato gravissimo che l’ Italia deve contrastare prima che si espanda, perché come sempre le mafie guardano avanti ed agiscono nell’ illegalità proiettate sul futuro.
Il Viminale ha già attivato le misure di contrasto alla tratta, lo scorso 3 marzo è stato firmato presso la Prefettura di Torino il protocollo di intesa regionale per potenziare il contrasto alla tratta di esseri umani e garantire tutela ed assistenza alle vittime.
Papa Francesco si è personalmente recato dall’ Ambasciatore Russo presso la Santa Sede, un gesto inconsueto, lontani da ogni protocollo, direi unico, lo scopo dell’ incontro era quello di aprire immediatamente un confronto sulla crisi tra la diplomazia della Federazione Russa ed il Vaticano con il massimo dell’autorevolezza nella considerazione che il Papa presentandosi fisicamente in Ambasciata ha segnato una cesura con le pratiche standard dei rapporti tra Stati ed ha lanciato un messaggio mediatico senza precedenti ,siamo in guerra, viviamo tutti un dramma epocale, la risposta per tornare alla pace non può essere ordinario serve invece qualcosa di straordinario.
Il messaggio purtroppo non è stato raccolto.
Il secondo round di colloqui tra le delegazioni Ucraina e russa è in corso, ma non è stato dichiarato di cessare il fuoco durante la trattativa questo significa che il peso politico del dialogo è basso e viene utilizzato da Putin solo per fare disinformazione e per comprendere meglio le criticità interne degli ucraini.
Occorre alzare al massimo il livello dei partecipanti agli incontri, individuare un luogo neutro dove incontrarsi e mettere allo stesso tavolo Russia, Ucraina, Ue e USA per ridisegnare insieme la stabilità condivisa nell’area.
Vladimir Putin ha minacciato di usare armi nucleari, ordinando ai suoi militari di mettere in allerta le forze di deterrenza russe in un ultimo sforzo per ottenere la vittoria in Ucraina. Ma dovremmo prendere sul serio le minacce di Putin? O dovremmo liquidarle come un tentativo di bluff. Putin sa che non può perdere questa guerra, quindi se sente che la perderà potrebbe anche prendere in considerazione l'idea di mettere in atto quella “minaccia". L'ultima volta che i livelli di allerta nucleare sono stati aumentati dagli Stati Uniti, e dalla Russia o Unione Sovietica come si chiamava allora è stato 48 anni fa, quando gli Stati Uniti hanno alzato il loro livello di difesa nucleare durante la guerra dello Yom Kippur. Putin domenica ha detto ai suoi massimi funzionari della difesa e militari di porre le forze nucleari in un "regime speciale di combattimento”. Va detto che la Russia, come gli Stati Uniti, mantengono i loro missili balistici intercontinentali terrestri, o ICBM, in un alto stato di allerta in ogni momento 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, e si ritiene che i missili nucleari installati su sottomarini russi, come quelli americani (ssbn), siano anch’essi in stato di allerta in ogni momento.
Il mondo sta guardando l'aggressivo ritorno a un'atmosfera da guerra fredda mentre la Russia invade l'Ucraina. Gli Stati Uniti e altri paesi occidentali hanno messo in guardia sui piani della Russia per settimane, ma c'è stata pochissima preparazione per contrastare le mosse della Russia.
Il blocco occidentale si comporta più come un'alleanza unita. Negli ultimi anni, la Russia ha fatto affidamento sul fatto che ci sono grandi lacune nelle priorità dei paesi occidentali e sulla mancanza di interesse degli Stati Uniti e di alcuni paesi europei a tenere il passo con la NATO. L'invasione russa dell'Ucraina è stata l'innesco necessario per focalizzare l'attenzione di tutti e riallineare le priorità.
Il presidente russo Vladimir Putin ha usato molto bene questa mancanza di unità e interesse, sfruttando incentivi e interessi reciproci per indebolire qualsiasi posizione comune anti-russa. Mentre l'apparente unità potrebbe sorprendere un po' Putin, la Germania si sta trattenendo, assumendo una posizione intransigente, in particolare a causa della sua dipendenza dal gasdotto North Stream II per la sicurezza energetica. L'Italia dipende anche, anche se meno, dal gas russo e insieme alla Germania si è opposta all'utilizzo della piattaforma di pagamenti globale SWIFT come parte delle sanzioni contro la Russia.
Nei regimi totalitari in cui non ci sono meccanismi di controllo e di condivisione democratica sulle decisioni di governo il leader deve essere per forza vincente , il carisma del capo si fonda, infatti, proprio sulle vittoria permanente in ogni circostanza ed in ogni luogo.
Putin sa bene che la sua sopravvivenza politica dipende totalmente dal successo della rischiosa avventura che da 5 giorni ha intrapreso e che rischia di fallire a causa di un esercito demotivato, con i generali che non hanno preso bene l’ appoggio ceceno perché non condiviso, con il responsabile della diplomazia sovietica Sergej Lavrov sempre più scollato dalla realtà, con i servizi segreti non autonomi nelle gestione dell’ intelligence, e con una resistenza inaspettata del popolo ucraino.
Oggi si apre una stanza di dialogo reale in cui è possibile trovare un accordo ed uno stop alle operazioni militari, la spinta alla trattativa viene dalla Cina che ha bisogno per i propri interessi di pacificare l’area.
L’invasione russa dell’Ukraina prevedeva operazioni lampo che oltre a distruggere le infrastrutture civili e militari compresa la contraerea Ucraina, aveva come obiettivo primario il controllo totale di Kiev entro 48 ore e la sostituzione dell’attuale governo.
Ad oggi Kiev resiste, l’esercito non si è dissolto, ha invece organizzato una efficace azione di guerriglia urbana coinvolgendo ed armando migliaia di civili riconoscibili da una fascia gialla indossata sul braccio, non siamo, quindi, di fronte ad una improvvisata disperazione di un popolo assediato, sembra invece una lucida organizzazione difensiva che dimostra una tattica di difesa urbana.
I civili saranno efficaci quanto invisibili ai russi, saranno quelle unità volontarie e motivate che potranno fermare le brigate di intelligence sovietiche infiltrate da giorni tra la popolazione Ucraina.
Se ci soffermiamo a riflettere sugli eventi epocali che hanno segnato il mondo negli ultimi 31 anni, ovvero dalla caduta del muro di Berlino fino all’ascesa della Cina a potenza politica, economica e militare, siamo obbligati a passare al ventaglio dell’analisi molti avvenimenti e molte specifiche situazioni, per capire cosa dobbiamo attenderci nel prossimo futuro. Va innanzitutto premesso che fino al 1989, il mondo occidentale era pervaso da un capitalismo abbastanza diffuso ma più sapiente ed illuminato nei paesi dotati di una solidissima economia.
Questa condizione era politicamente e militarmente garantita dalla NATO che doveva fronteggiare quella spropositata e per certi versi mostruosa realizzazione del Comunismo compiuta da Stalin in un paese sostanzialmente arretrato, dove anziché la ricchezza fu spartita la povertà e fu drammaticamente ignorato che Marx, nella sua opera Il Capitale, non vedeva certamente la Russia come il paese dove concretizzare il suo pensiero, ma bensì la Germania che era già in procinto di avviare la sua seconda rivoluzione industriale e dove si poteva spartire o mettere in comune una diffusa ricchezza.
Il lancio di programmi di vaccinazione negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nell'UE negli ultimi giorni segna i primi passi verso la fine della pandemia globale di COVID-19. Molti paesi hanno anche avviato programmi alternativi basati sul proprio vaccino, come Russia e Cina.
I prossimi passi vedranno l'allentamento delle restrizioni con l'aumento dei tassi di vaccinazione, e come tale c'è un'aspettativa di ripresa economica con l'apertura dei paesi. Tuttavia, in molti paesi l'impatto positivo può essere limitato. È probabile che il processo di vaccinazione sia piuttosto impegnativo e complesso per molti paesi poiché lottano per raggiungere i tassi di vaccinazione target in linea con i paesi più grandi e più organizzati. Ciò porterà a uno svantaggio economico comparativo e aprirà la porta a un mercato nero per il vaccino sfruttato dai gruppi criminali, poiché alcuni governi non hanno l'infrastruttura sottostante per distribuire in modo efficiente il vaccino.
Per molti anni, ho dedicato parte dei miei studi alle questioni della gestione dei conflitti interculturali, poiché è sempre stata importante quanto la gestione dei conflitti stessa. Nella gestione dei conflitti, il conflitto latente è considerato il più rischioso, poiché è nascosto mentre cresce, diventa più forte e diffonde le sue radici prima di emergere attraverso questioni complesse e profonde che devono essere affrontate.
La controversia sulla pubblicazione di immagini del Profeta è stata una parte particolare dei miei studi per molti anni. Affrontare questo problema come un estraneo è stato molto interessante e cercare di capire le dinamiche di come la questione potesse portare a un conflitto aperto. In un articolo pubblicato, “Between Sanctity and Liberty”, ho cercato di analizzare le questioni da un diverso punto di vista, evidenziando la maggior parte dei recenti incidenti legati al conflitto dall'assassinio dell'ambasciatore americano in Libia John Stevens, al danese cartoni animati e, ovviamente, Charlie Hebdo.
Siamo tutti immersi in un evento globale di cui nessuno ad oggi può definirne i confini sia temporali che territoriali.
Gli scienziati si agitano in continue analisi e proiezioni matematiche spesso prive di robusti supporti fattoriali declinando le tempistiche del raggiungimento del picco epidemico di settimana in settimana.
Intanto il tempo passa ed i cittadini iniziano a perdere la fiducia privilegiata nelle istituzioni e negli esperti che purtroppo non facendo fronte comune hanno trasformato le analisi di sistema in previsioni meteorologiche che hanno valore solo per quindici giorni.
Eppure la letteratura in materia epidemica esprime valori scientifici per l’evoluzione possibile di una pandemia, analogamente i piani di emergenza sia militari che di difesa civile ci dicono che l’emergenza per il contrasto ad una pandemia venga decretata per almeno sei mesi.