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Polonia, fra dinamismo e crescita

Mercoledì, 08 Gennaio 2014 01:53

Occupata e sottomessa a più riprese nel corso dell’ultimo secolo, la Polonia rappresenta oggi una delle nazioni più virtuose del continente europeo, con un’economia cresciuta, dal 1989 ad oggi, del 177%, l’unica a non aver mai conosciuto periodi di recessione.

Le origini di questo vero e proprio “miracolo” vanno ricercate, a mio avviso, nella convinzione con la quale la classe dirigente polacca affermatasi dopo il crollo del regime sovietico portò avanti politiche strutturali per la trasformazione dell’economia pianificata, che all’epoca caratterizzava la vita economica di tutti i paesi orbitanti intorno a Mosca, in economia di mercato.

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Le truppe francesi e i peacekeepers dell’Unione Africana fanno fatica ad arginare l’esplodere della violenza nella Repubblica Centrafricana (CAR), ed è per questo motivo che Parigi, in occasione del Consiglio Europeo del 19-20 dicembre, si è rivolta all’Europa in cerca di un aiuto militare e/o finanziario. L’anima della proposta Francese consiste nella creazione di una forza militare multinazionale da impiegare nel continente africano alle prime avvisaglie di una crisi. Uno strumento di questo tipo, se ben studiato, permetterebbe, in ottica futura, di bypassare la “trafila politico-diplomatica” che generalmente precede il lancio di una missione. Tuttavia, data la delicatezza della questione, il discorso è stato rinviato al primo Consiglio Europeo del nuovo anno.

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Mentre l’Europa continua a discutere di austerità, populismo e deficit, fra i ventotto membri dell’Unione, ci sono alcuni paesi che, silenziosamente, potrebbero sorprenderci tutti; Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, infatti, sono quattro nazioni che, nonostante l’attuale crisi economica costringa molti governi a rivedere i propri bilanci, continuano a raccogliere successi non solo economici, ma anche politici. 

Non è un caso, dunque, se alcune fra le più grande industrie del mondo, come Audi, IBM o Mercedes-Benz abbiano deciso di aprire proprie filiali produttive nell’area che, da Tychy, giunge sino a Budapest.

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