Dariush Rahiminia, laureato in Scienze per l’investigazione e sicurezza, perfezionato in Psicologia Investigativa, specializzando in Cooperazione e Sviluppo Internazionale.
La sua attività di studio si incentra su sociologia interculturale e difesa dei diritti umani. Nato in Italia da genitori iraniani, possiede la doppia cittadinanza Italiana/Iraniana. Da sempre appassionato di Relazioni Internazionali, anche grazie alle origini persiane e ai numerosi viaggi intorno al mondo.
Attualmente Consulente Criminologico e C.T.P. per vari studi legali e per un centro di recupero per detenuti.
Alle otto di questa mattina (ora Iraniana) si è conclusa la campagna elettorale per le elezioni presidenziali. Il peso politico dei sei candidati (due candidati si sono ritirati all’ultimo secondo dando il loro supporto ai compagni di partito rimasti in corsa) è abbastanza equilibrato e non si possono quindi fare pronostici, a decidere sarà il voto dei 50 milioni degli aventi diritto e si suppone che si arrivi al ballottaggio che, in caso, si terrà il 21 giugno.
È risaputo che il sistema politico della Repubblica Islamica dell’Iran, per quanto ben delineato sulla carta, nella realtà è alquanto imprevedibile, negli ultimi 40 anni ci sono state talmente tante svolte e colpi di scena che ormai lo spettatore esterno si aspetta di tutto. La stessa Costituzione dell’Iran è una matassa di contraddizioni: si presenta come una Carta moderna, innovativa, una novità nel campo mondiale e nella storia, infatti la Carta Fondamentale dell’Iran è unica nel suo genere come disse l’ex presidente della Repubblica Rafsanjani: