Dalla striscia sono stati lanciati fino ad ora 175 razzi (fonte esercito israeliano) per contro sono ricominciati i raid aerei dell' idf che hanno provocato nelle file dei palestinesi oltre 20 morti. Gli attacchi si sono concentrati sulla palazzina nel rione di Sheikh Radwan nella speranza di mettere in ginocchio la resistenza di Hamas dopo molte settimane di combattimenti.
Dai varchi di frontiera ancora controllati dai filorussi sono passati nei giorni scorsi blindati carri armati e uomini (non ne riferiamo con esattezza il numero perché sarebbe certamente inesatto) si stimano però - da fonti confidenziali - approssimativamente 150 blindati per trasporto truppa, una trentina di carri armati e 1200 uomini.
Dopo l'incontro di questa mattina tra il premier Renzi ed i leaders iracheni e curdi, l'invio di armi italiane ai guerriglieri curdi è ormai cosa fatta ed il voto del parlamento italiano sulla questione resta solamente un esercizio di retorica. D'altronde il tempo per ragionare sull'argomento non c'è più se si vuole fermare l'avanzata dell'isis. Il grosso delle armi che l'Italia sta per inviare fa parte di un sequestro avvenuto durante la guerra dei Balcani di un consistente quantitativo di AK 47, di pistole ed inoltre puntatori laser, giubbotti antiproiettile e sistemi di comunicazione.
L'Europa tardivamente si dichiara pronta a dotare i peshmerga di armi per contrastare l'avanzata dei jihadisti dell'isis. Oggi l'Italia si è ufficialmente mossa e per quanto i pacifisti scollati dalla realtà criticheranno l'azione italiana almeno siamo usciti dall'ipocrisia.
Il presidente americano Barack Obama ha autorizzato attacchi aerei in Iraq contro le forze sunnite jihadiste dello Stato Islamico (IS). Tali attacchi possono sì fare una certa differenza ma resta da capire in quali termini.
L’obiettivo del presente articolo è quello di fornire un quadro di riferimento e di analisi circa:
- l’attuale crisi in Iraq (paragrafo 2),
- la questione legata allo sviluppo nucleare iraniano (paragrafo 3),
- l’attuale crisi in Ucraina (paragrafo 4).
L’offensiva dell’ISIL (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante) sta gettando l’Iraq nel caos: dopo aver avviato una campagna armata contro il governo agli inizi di giugno, sta trasformando il Paese in un buco nero capace di risucchiare al suo interno tutto ciò che lo circonda.
Con una guerra civile che imperversa dal 2011, il bilanciamento tra le forze in gioco sembra non aver mutato radicalmente le sue forme: uno stallo politico-militare che né le forze lealiste né quelle ribelli sembrano in grado di forzare.
Ora, abbandonando ogni retorica, è chiaro che, in termini di sicurezza internazionale, una Siria in stallo è una Siria più sicura. Chi la ritenesse un'affermazione errata o fuori luogo, per leggerne la veridicità, non dovrebbe far altro che provare a immaginare i potenziali scenari alternativi.
(Oggi, 3 Giugno 2014, la Siria è pronta per le prime elezioni presidenziali a più candidati della sua storia, denunciate dall’opposizione come farsa. La sfida è a tre, Bashar al Assad, Maher al Hajjar e Hassan al Nouri)
Due caccia italiani AMX basati nell’aeroporto militare di Herat hanno distrutto il 19 maggio scorso un potente ripetitore per comunicazioni radio, posizionato dai talebani nelle alture del distretto di Bakwa.
Il ripetitore era stato localizzato con esattezza dall’intelligence del “ Regular Command West “ e dalle immagini ad alta definizione acquisite dai “ Predator B “ veicoli a pilotaggio remoto.