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In data 16/01 alle ore 05.00 locali due bus sono stati attaccati da militanti islamisti in possesso di armi pesanti mentre trasportavano impiegati dell'impianto di In Amenas, nell'incidente ha perso la vita un algerino e un britannico.
Il commando si è diretto poi verso l'impianto di Tigantourine dove ha provveduto al sequestro degli operai dell'impianto nell'area preposta alle abitazioni e nell'istallazione di estrazione. Nel corso del sequestro alcuni lavoratori sono riusciti a fuggire.
Il 17/01 alle ore 12.00 locali le forze di sicurezza algerine hanno compiuto un attacco aereo contro un convoglio composto da cinque 4x4 sui quali i militanti stavano tentando di spostare alcuni ostaggi, tenuti legati, imbavagliati e con cariche esplosive tenute al collo. Un numero imprecisato di sequestrati ha perso la vita durante l'attacco mentre altri sono riusciti a fuggire. Il giorno successivo l'impianto di gas, dove viene tenuto il resto degli ostaggi, è circondato dalle forze algerine.
Viene diffusa la notizia che i sequestratori stiano uccidendo i prigionieri, le forze algerine decidono quindi di compiere un'operazione risolutiva. L'azione si conclude con l'uccisione di 32 terroristi e almeno 25 ostaggi, secondo fonti governative algerine.
685 lavoratori algerini e 107 dei 132 impiegati stranieri sono stati liberati, sono rimasti uccisi tre cittadini britannici e altri tre mancano all'appello, così come due malesi e cinque norvegesi. Non si hanno notizie di dieci cittadini giapponesi. Tra gli ostaggi si contano anche filippini, sud-coreani, colombiani, thailandesi, australiani, statunitensi e un kenyano. Tra le vittime ci sarebbe anche un cittadino romeno.
1 - attacco bus
2 - i terroristi si dirigono verso le abitazioni e l'impianto di gas
3 - le forze algerine circondano la struttura
4 - il 17 gennaio le forze algerine attaccano l'impianto
5 - il 19 gennaio le forze algerine compiono l'assalto finale
HAZARD
In seguito alla seconda operazione delle forze algerine sono stati diffusi dati anche circa le armi rinvenute all'interno dell'impianto. Gli islamisti sarebbero stati in possesso di:
- 6 mitragliatrici
- 23 fucili
- 2 mortai da 60mm
- 6 lanciagranate con missili da 60mm
- 2 lanciarazzi con 8 razzi
- 10 granate poste in cinture esplosive
I MILITANTI
L'operazione terroristica è stata rivendicata dall'emiro Moctar Belmokhtar, nome di battaglia di Khaled Abu El Abass, presentandosi ufficialmente come membro di Al Qaeda. Belmokhtar è nato il 1 giugno del 1972 in Algeria, a Ghardaia. Sarebbe attivo nell'universo jihadista dal 1991. Avrebbe svolto attività in Afghanistan, a Qardiz e Jalalabad. Nel 1993 diventa figura di spicco del Gruppo Islamista Armato e del Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento. Poco dopo la nascita di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) Belmokhtar viene allontanato dallo sceicco Droukdel e forma la brigata Khaled Abu El Abass. Afferma di aver compiuto l'attacco di In Amenas insieme ad altri 40 militani provenienti da differenti paesi musulmani e da paesi occidentali.
Belmokhtar è stato descritto come uno dei signori della guerra più attivi e conosciuti dl Sahara e nel corso degli anni avrebbe stretto forti legami con le comunità Tuareg locali, sposando anche alcune donne Tuareg. E' conosciuto dall'intelligence francese come "l'imprendibile" o come "the one eyed", per aver perso un occhio in una battaglia in Algeria.
Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento e AQIM
Il Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento è l’organizzazione da cui trae origine AQIM. Fondato nel 1998, si pensa che il numero dei membri sia rimasto tra le 300 e le 500 unità, mantenendo sempre un’alta capacità adattativa. Gli attacchi compiuti nel 2006 e 2007 hanno mostrato un elevato cambiamento nella tattica utilizzata e nella scelta degli obiettivi, iniziando a colpire anche personale straniero.
Nel settembre del 2007 AQIM, vicino Lakhdaria, è stata responsabile di un attentato suicida contro un convoglio di francesi impiegati presso la compagnia Razel e membri delle forze di sicurezza, uccidendo nove persone tra cui due francesi e un italiano. AQIM opera principalmente nel nord-est del paese, ma dal 2008 il gruppo ha iniziato a ripiegare nelle zone di Aïn Defla, Medea e Tipaza (ovest di Algeri).
La regione di Kabylie ospita diverse cellule ed è caratterizzata da un tasso particolarmente elevato di sequestri a scopo di estorsione, vittime dei rapimenti sono principalmente i residenti locali. Il gruppo opera anche nelle province di Khenchela e Tebessa, mentre le province nord-occidentali di Tlemcen e Sidi-Bel-Abbès sono oggetto di sporadiche attività da parte di AQIM.
AQIM compie attacchi sia contro le forze di sicurezza locali che attacchi di grande portata contro target strategici stranieri, preferibilmente in grandi centri urbani.
Nel dicembre del 2006 un bus che trasportava impiegati di una joint venture Algerina-Statunitense nei pressi di Algeri è stato oggetto di un attacco di AQIM tramite un ordigno esplosivo piazzato sul lato della strada. L'attacco ha ucciso l'autista e un impiegato straniero, si è trattato del primo attacco verso personale straniero dal 2001.
L'impiego di vehicle-borne improvised explosive devices (VBIEDs) ha portato alla morte di dodici algerini impiegati presso la SNC Lavalin (impresa Canadese) nell'agosto 2008 a Bouira durante un attacco diretto ad un obiettivo militare e ad un hotel.
L’impiego di attacchi suicidi ha rappresentato una novità per i militanti algerini, che in questo modo hanno potuto allargare il loro raggio d’azione. Il primo attacco suicida è avvenuto ad aprile 2007 contro il Palazzo del Governo. Da lì in poi AQIM ha portato a termine più di dieci attacchi suicidi, molti dei quali contro le forze di sicurezza nel nord-est del paese.
Il gruppo continua a rappresentare una seria minaccia per la sicurezza del paese, soprattutto nelle aree sotto il loro controllo.
Il 21/11/12 quattro islamisti, probabilmente appartenenti ad AQIM, sono stati uccisi durante un’operazione delle forze di sicurezza algerine ad est di Algeri, nella regione di Boumerdes.
Il 14/12/12 tre miliziani armati, due libici e un tunisino, che tentavano di attraversare il confine tra Niger e Algeria a bordo di un veicolo carico di armi, sono stati uccisi dall’esercito algerino. I miliziani stavano tentando di raggiungere le basi di AQIM nelnord del Mali.
Il 15/12/12 Mohammed Abu Salah, considerato il numero due di AQIM, è stato arrestato dalle forze di sicurezza a Buira (150 km a sud di Algeri).
L'OFFENSIVA IN MALI
L'offensiva da parte delle forze francesi in Mali potrebbe scatenare una serie di attentati verso obiettivi occidentali per lo più francesi; Spagna, Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna stanno supportando logisticamente le operazioni francesi. Le misure di sicurezza sono state innalzate nella capitale Bamako, in particolare nei pressi di obiettivi strategici, il liceo francese è stato chiuso il 14/01 e non riaprirà prima del 25/01. Anche il Bamako-Senou International Airport è oggetto di maggiori controlli. Rimane alto il rischio di azioni di rappresaglia contro individui di etnia Tuareg, in quanto potrebbero essere ritenuti legati alle milizie islamiste che occupano il nord del Paese. Particolare attenzione è necessaria soprattutto in prossimità della moschea Markaz nell'area Banankabougou, sembra infatti che la moschea sia legata alla famiglia di Iyad Ag Ghali, esponente del gruppo Ansar Dine. Ansar Dine è un gruppo islamista guidato da Iyad Ag Ghaly, accusato di essere legato ad AQIM e ad altri gruppi islamisti. Ansar Dine aspira all’applicazione rigida della Sharia in Mali, compresa la regione dell’Azawad. È un gruppo di formazione piuttosto recente se si considera che la prima azione del gruppo è avvenuta nel marzo 2012. La base principale si trova presso la tribù degli Ifora, nel sud della terra dei Tuareg.
Il 21 Marzo 2012 il gruppo ha rivendicato il controllo di vaste regioni nel nord-est del Mali, comprese le città di Tinzaouaten, Tessalit e Aguelhok, tutte in prossimità del confine algerino, catturando inoltre 110 prigionieri civili e militari. Il 3 Aprile viene diffusa la notizia che il gruppo abbia iniziato ad applicare la Sharia a Timbuktu. La notizia viene confermata dallo stesso Ag Ghaly, ribadendo l’intenzione di punire mediante mutilazione i ladri e lapidazione le adultere.
Le regioni di Ségou e del Mopti presentano attualmente il rischio maggiore in quanto teatro di combattimenti tra islamisti e soldati francesi. Si temono molto incursioni a sud di Ségou da parte di militanti islamisti, in seguito agli scontri avvenuti il 16/01 avvenuti a Niono, 300km a nord di Bamako. Il dispiegamento di truppe francesi a Markala dovrebbe evitare però che le milizie islamiste riescano a compiere attacchi a sud si Sègou.
Secondo fonti della difesa francese, l'esercito transalpino starebbe impiegando le seguenti armi nel conflitto in Mali:
FAMAS
Fucile d'assalto di fabbricazione francese (Sant'Etienne)
Calibro: 5.56 mm
Colpi al minuto: 1000
Portata massima: 3,200 m
MILAN
Missile filoguidato anticarro
Calibro: 115 mm
Colpi al minuto: 2-3
Portata massima: 1900 m
Motore: motore a razzo propellente
AMX 10 RC
Autoblindo
Equipaggio: 4
Cannone principale: 105 mm
Portata massima: 2000 m
Motore: Badouin Model 6F 11 SRX diesel
Potenza: 280 hp
ARMOURED VANGUARD VEHICLE
Equipaggio: 2
Numero massimo di militari: 10
Mitragliatrice: 12,7 o 7,62 mm
Produzione: Renault
IL PUNTO SULLA SITUAZIONE
L'attacco di In Amenas evidenzia una notevole capacità operativa da parte dei gruppi islamisti, in particolare l'organizzazione dimostrata durante le fasi dell'attacco e l'utilizzo di armi pesanti dimostrano un aumento di specializzazione da parte dei militanti. Finora l'Algeria non era stata interessata da questo tipo di attacchi e comunque è opportuno ritenere che rimanga un evento isolato. Nonostante ciò i gruppi legati ad AQIM continuano a rappresentare una forte minaccia per la stabilità della regione e per l'operatività di imprese internazionali.
Gli eventi di In Amenas e del Mali mettono in luce una crisi a lungo ignorata dalla stampa occidentale. Nonostante la brigata di Belmokhtar accusi il governo algerino di aver supportato le operazioni dell'esercito francese in Mali, è opportuno ricordare che il governo di Algeri si è a lungo opposto all'intervento armato in Mali, temendo che il dispiegamento di forze straniere al confine nel sud possa alimentare spinte autonomiste nel sud del Paese.
Il conflitto in corso nel nord del Mali potrebbe aumentare le destabilizzazioni nel nord del Niger fino al sud della Libia, i miliziani potrebbero infatti ripiegare nelle aree montuose a est del Mali.
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