Mentre il mondo sta attraversando una nuova fase della pandemia caratterizzata da un progressivo ritorno alla attività sociali e con un incremento percentuale sostanziale delle persone che si sono vaccinate, è bene ricordare che nonostante l’innegabile fatto che la pandemia sia stata al centro dei pensieri dei cittadini e dei governi, essa non è il solo problema esistente: è infatti fondamentale capire che ci sono numerose sfide e rischi davanti a noi.
Ad oggi i governi stanno affrontando un compito difficile in questo complesso panorama post-pandemia. Lo scenario include potenziali problemi sociali, economici, politici e di sicurezza. La disoccupazione, le difficoltà economiche, la frustrazione socio-politica, solo per citare alcuni fattori, potrebbero facilmente svilupparsi e scatenare condizioni sociali di difficile gestione in un momento in cui alcuni governi hanno poco da offrire ai propri cittadini per contrastare questi problemi difficili e dalle mille sfaccettature.
La politica globale sta cambiando e le dinamiche tradizionali in atto dalla seconda guerra mondiale stanno cambiando. Molti paesi, specialmente in Medio Oriente, hanno costruito le loro politiche sulla divisione tra Oriente e Occidente e la loro politica estera e la partecipazione alle alleanze si sono effettivamente basate su questo conflitto ideologico. Negli ultimi anni abbiamo assistito all'evoluzione della guerra al terrorismo che ha influito su questi pilastri tradizionali e le alleanze stanno diventando sempre più basate su vantaggi economici e reciproci.
L’Europa sta affrontando ora il primo esame dopo la Brexit, che ha scosso il sistema e l’assetto europeo, mettendo a dura prova la tenuta dell’idea stessa di un Europa Unita. A questo quadro, già di per sé poco entusiasmante, che ha visto la contrapposizione tra un’idea di Europa unita e quella individualista dell’Inghilterra, si è aggiunto anche il fenomeno della pandemia conosciuta come Coronavirus.
La pandemia ha messo in rilievo delle problematiche che comunque si erano già evidenziate, anche se in maniera non così evidente, durante i mesi della Brexit o durante le crisi regionali che hanno interessato le regioni mediterranee. Oggi, in un momento di forte difficoltà l’Italia, non ha trovato nell’Unione Europea un’alleata ma piuttosto un muro di diffidenza e scarsa collaborazione.
Diciassette imprenditrici degli Emirati Arabi che sono state selezionate durante la seconda edizione del Badiri Social Entrepreneurship Program (BSEP) per visitare Londra e Liverpool con lo scopo di apprendere pratiche commerciali socialmente efficaci e innovative.
È la prima volta che imprenditrici emiratine, scelte sulla base di una serie di interviste condotte nella fase preselettiva, partecipano al programma ideato con l’obiettivo di potenziare e dotare le manager delle conoscenze necessarie a trasformare le loro attività in imprese sociali redditizie.
L’ultimo rapporto sul settore bancario pubblicato dalla Banca Centrale, relativo all’anno 2018, rivela una attività bancaria ottimale nell’unione monetaria. Un settore quindi in piena espansione nell’insieme anche se sono da apportare notevoli miglioramenti ai servizi specialmente referenti al finanziamento ad imprese e consumi.
Occupata e sottomessa a più riprese nel corso dell’ultimo secolo, la Polonia rappresenta oggi una delle nazioni più virtuose del continente europeo, con un’economia cresciuta, dal 1989 ad oggi, del 177%, l’unica a non aver mai conosciuto periodi di recessione.
Le origini di questo vero e proprio “miracolo” vanno ricercate, a mio avviso, nella convinzione con la quale la classe dirigente polacca affermatasi dopo il crollo del regime sovietico portò avanti politiche strutturali per la trasformazione dell’economia pianificata, che all’epoca caratterizzava la vita economica di tutti i paesi orbitanti intorno a Mosca, in economia di mercato.
Mentre l’Europa continua a discutere di austerità, populismo e deficit, fra i ventotto membri dell’Unione, ci sono alcuni paesi che, silenziosamente, potrebbero sorprenderci tutti; Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, infatti, sono quattro nazioni che, nonostante l’attuale crisi economica costringa molti governi a rivedere i propri bilanci, continuano a raccogliere successi non solo economici, ma anche politici.
Non è un caso, dunque, se alcune fra le più grande industrie del mondo, come Audi, IBM o Mercedes-Benz abbiano deciso di aprire proprie filiali produttive nell’area che, da Tychy, giunge sino a Budapest.