Un affiliato di al-Qaeda Jabat al-Nusra ha già consolidato il proprio controllo su una zona della fascia nord-orientale; le truppe regolari del regime appoggiate dai combattenti sciiti del movimento Hezbollha libanese potrebbero assumere il controllo della costa occidentale.
Tale frammentazione quasi certamente sarebbe il combustibile ideale per una guerra settaria non solo in Siria ma anche in Iraq e Libano.
Altro scenario probabile è quello relativo alle scorte di armi chimiche attualmente controllate da Assad che potrebbero cadere in mano agli estremisti islamici, prima che ciò accada Israele sarebbe costretto a un ulteriore intervento al fine di prevenire la loro acquisizione da parte di Hezbollah o al –Qaeda, come se non bastasse la Giordania il più fragile alleato degli Usa in medio Oriente potrebbe crollare sotto il peso dei rifugiati siriani.
Forse il modo migliore per evitare queste conseguenze è quello di intervenire mediante una massiccia campagna aerea e mediante il rifornimento di armi all’opposizione moderata.
Negoziare una transazione politica che contempli l’espulsione di Assad come il segretario di Stato John F. Kerry aspira a fare sarebbe la più auspicabile delle soluzioni ma allo stato attuale è estremamente remota.
In definitiva ci sono notevoli rischi per gli USA in caso di intervento in Siria, ma anche gravi pericoli insiti nella attuale politica di non intervento.
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