Mentre l’Europa continua a discutere di austerità, populismo e deficit, fra i ventotto membri dell’Unione, ci sono alcuni paesi che, silenziosamente, potrebbero sorprenderci tutti; Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, infatti, sono quattro nazioni che, nonostante l’attuale crisi economica costringa molti governi a rivedere i propri bilanci, continuano a raccogliere successi non solo economici, ma anche politici.
Non è un caso, dunque, se alcune fra le più grande industrie del mondo, come Audi, IBM o Mercedes-Benz abbiano deciso di aprire proprie filiali produttive nell’area che, da Tychy, giunge sino a Budapest.
Si sono da poco concluse le elezioni amministrative, in Slovacchia, e, dopo i deludenti risultati elettorali registrati, il paese ha già iniziato ad interrogarsi sull’esito delle stesse; a stupire la classe politica slovacca, infatti, sono stati due fattori: da un lato, la vittoria schiacciante dell’astensionismo, da sempre segno di sfiducia verso la dirigenza del paese e di scarsa attenzione alla vita politica della nazione (solo il 20% degli aventi diritto di voto si è infatti recato alle urne); dall’altro, l’altrettanto schiacciante “vittoria”, nella regione di Banska Bystrica, di Marian Kotleba, leader dell’Ľudová strana Naše Slovensko, formazione ultranazionalista di estrema destra che ha già avuto modo di farsi conoscere per le sue prese di posizioni radicali su argomenti quali immigrazione e rom.