Contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto aspettare, la missione europea potrà contare su un numero ristretto di effettivi: lontana dal raggiungere le quasi 4000 unità della precedente “spedizione” nella regione (EUFOR Tchad/RCA, 2008-2009), la missione EUFOR RCA Bangui potrà contare solamente su 600 unità circa[1].
Quanto al suo mandato, le aspettative generali sembrano ricevere maggior soddisfazione. La missione potrebbe essere avviata entro la fine di febbraio, durerà per un periodo di massimo sei mesi e il suo mandato consisterà nella messa in sicurezza della Capitale Bangui, del suo aeroporto e nel supporto alle operazioni di distribuzione degli aiuti umanitari.
Scenari interessanti si aprono in termini di partecipazione. Prevedibilmente, gli Stati Membri portatisi “in prima fila” sono Francia ed Estonia: Parigi fornirà sicuramente lo zoccolo duro della missione mentre da Tallin è già arrivata la conferma della partecipazione estone (55 unità per un periodo di 4 mesi[2]). Dati i recenti sforzi patiti nel tentativo di costruire uno strumento militare comune, Svezia e Finlandia stanno valutando la possibilità di inviare le proprie truppe, e lo stesso stanno facendo Belgio, Lituania, Polonia e Slovenia. Il contributo greco consisterà nella messa a disposizione di uno dei propri Quartier Generali (QG) nazionali[3]. La Germania quasi sicuramente non fornirà personale militare ma potrebbe garantire il proprio appoggio alla missione in termini di supporto alle operazioni. Per quanto riguarda gli altri “grandi” d'Europa (vale a dire Regno Unito, Italia e Spagna), oltre al benestare politico, nulla lascia prevedere un coinvolgimento nelle fasi operative: Spagna e Italia sono principalmente proiettate sul fronte interno dovendo fare i conti con una precaria stabilità economico-politica mentre Londra non avrebbe alcun particolare interesse ad appoggiare, oltre il necessario, la politica estera francese nel continente africano. Parallelamente, anche dai restanti Stati Membri non giungono segnali di alcun tipo.
Per come si presenta, alcuni dubbi circa la potenziale efficacia della missione sono legittimi. Oltretutto, verrebbe da chiedersi perchè l'Unione non abbia deciso di utilizzare lo strumento dei c.d. Battlegroups, strumento creato appositamente per far fronte a crisi umanitarie di questo tipo e, ad oggi, mai utilizzato: anche in questo caso pesa l'opposizione britannica, paese attualmente alla loro guida[4]. Talvolta, “poco” può davvero esser “meglio di niente” ma, al momento, i numeri non sono del tutto favorevoli.