Nel 2014, il Regno Unito prese la decisione di impegnarsi militarmente solo in Iraq. Il 21 agosto scorso, un drone della Royal Air Force ha condotto un attacco contro le postazioni del Califfato in Siria uccidendo due jihadisti di origine britannica; un’operazione che il Segretario di Stato per la Difesa Michael Fallon ha definito un "atto di autodifesa del tutto lecito" (fonte: BBC). Non è da escludere che la stessa Londra possa entrare a far parte della Coalizione attiva in Siria: secondo il Segretario di Stato per gli Affari Esteri Phillip Hammond, il Regno Unito avrebbe l’autorità di operare in Siria "in quanto [farebbe ] parte della campagna contro lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante" (fonte: WSJ).
La Germania, invece, è risoluta nel voler percorrere una strada diversa. Il Ministro della Difesa Ursula von der Leyen, pur sottolineando il fatto che il Paese è "fortemente impegnato nella lotta allo Stato Islamico”, punta sulla carta della diplomazia per portare le parti in conflitto (Assad e l’opposizione armata N.d.R.) "a un tavolo per trovare una soluzione di comune accordo" (fonte: DW). Il Ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier ha espresso la propria preoccupazione circa l’impegno militare francese e inglese, ritenendo che possa "distruggere le speranze per una soluzione negoziata, [cosa] che avrebbe potuto essere possibile per la prima volta" (fonte: WSJ).
Lo scenario siriano è complesso, con il fronte anti-Assad da tempo frammentato in numerose fazioni, molte delle quale in lotta tra loro. La Siria è così diventata terreno fertile per Daesh e per altri gruppi radicali armati. Gli attacchi aerei della Colazione non possono essere completamente efficaci senza una parallela azione militare via terra. Impossibile, però, immaginare che i paesi occidentali decidano di optare per un’operazione boots on the ground. Conseguentemente, l’esercito siriano dovrebbe essere chiamato in causa e gli sforzi tedeschi rappresentano proprio il tentativo di creare un compatto “blocco” anti-Daesh. Inoltre, al momento, la “rimozione” di Assad non porterebbe alla nascita di una Siria libera e democratica, causerebbe invece un enorme vuoto di potere; ciò non farebbe altro che dare al Califfato e agli altri gruppi jihadisti la possibilità di rafforzarsi e di consolidare le proprie posizioni.