Molti stanno mettendo in discussione la reale posizione dell'Occidente e i suoi obiettivi. Tuttavia, nel corso dell'ultimo vertice del G8 c'è stato compattezza sul tema della lotta al terrorismo e che l'eliminazione di "Al Nusra front" resta una priorità. Questo è nel comune interesse e deve essere il fine ultimo di tutti i paesi del G8 per quanto riguarda la regione.
Nei giorni successivi gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno ripreso ad adottare un toni aggressivi circa la necessità di inviare armi in Siria, il nuovo Segretario di Stato americano, John Kerry, ha proposto un raid americano in Siria, simile a quello che l'amministrazione di Bill Clinton lanciò in Jugoslavia.
Questa proposta, secondo alcuni rapporti, è stata all'origine di un profondo disaccordo tra membri di alto livello dell'amministrazione Obama. Il presidente del Joint Chiefs of Staff, il generale Dempsey, ha rifiutato l'idea, chiedendo a Kerry, se egli stesso abbi una visione chiara di come affrontare la situazione dopo tale incursione.
Questo tipo di dissenso proviene dal dilemma di gestire da un lato desiderio di rovesciare il regime siriano e dall'altro la paura di ripetere l'errore commesso in Iraq con la conseguente diffusione del terrorismo.
Questo dilemma è paralizzante per le politiche degli Stati Uniti e ha portato ad una politica di mantenimento della crisi e la creazione di hotspot (per delega) all'interno della Siria, nella speranza di logorare il regime siriano nella misura in cui ciò consente agli Stati Uniti di imporre le sue condizioni di risoluzione della crisi agli alleati della Siria.
Sembra che alcuni membri dell'amministrazione americana inoltre, credano che mantenere viva la crisi siriana creerebbe l'opportunità di risolvere molte altre questioni regionali, come il conflitto israelo-palestinese, e fare sì che la soluzione politica in Siria sia il sentiero che conduce ad una più ampia soluzione nella regione.
Eppure, questa "visione sognante" deve affrontare molti ostacoli sul terreno, dal modo in cui la scena militare in Siria si è sviluppata per la testardaggine di Israele e per la crisi di governo in Palestina.
D'altra parte, la diplomazia russa è riuscita a raggiungere alcuni protagonisti degli "Amici della Siria", dell'UE e della NATO. La Germania, ad esempio, sta svolgendo un ruolo molto razionale nell'intento di proteggere la regione dal collasso nel caos e dal terrorismo, rifiutando di inviare armi ai combattenti. Allo stesso tempo sta impiegando tutti i suoi canali diplomatici e nel mondo della sicurezza per trovare una fine della crisi.
L'Italia è anche uno degli obiettivi diplomatici russi sulla questione della Siria. Nella sua ultima visita a Roma, il Ministro Lavrov è riuscito a ottenere il sostegno italiano per una soluzione pacifica. Sia il ministro degli Esteri italiano e il ministro della Difesa hanno rifiutato l'ipotesi di inviare armi ai combattenti in Siria ed entrambi hanno deciso di spingere per una "conferenza di pace", coinvolgendo tutti i paesi coinvolti nel conflitto, compreso l'Iran. Nulla dovrebbe venire dal vertice di Doha, ma c'è il rischio che alcuni paesi ritornino ad armare i gruppi terroristici in Siria. Questo è un rischio particolare, come le paure dell'Asse Stati Uniti che presentasi a "Ginevra II" senza carte vincenti da giocare non sarebbe efficace.
A causa della recente evoluzione politica e militare in Siria e nella regione, sono probabili nuove sorprese legate alla crisi politica tra i gruppi filo-americani, soprattutto tra i paesi del Golfo.
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