La narrazione dominante sui sostenitori di Donald Trump, altrimenti noti come nazione MAGA, è che sono generalmente ignoranti, razzisti, reazionari, completamente ciechi ai difetti di Donald Trump e forse incapaci di prendere decisioni nel loro interesse personale. Le persone si chiedono: perché questo gruppo continua a sostenere appassionatamente un uomo che deve affrontare 91 accuse penali in quattro casi di reato? Perché qualcuno dovrebbe continuare a sostenere un tale presidente? Perché schierarsi dietro qualcuno che flirta apertamente con il totalitarismo e scherza sull'imposizione di una dittatura il primo giorno della sua amministrazione? Donald Trump ha "scherzato" a lungo sul suo desiderio di diventare presidente a vita. Per usare solo un esempio: quando ha parlato del presidente cinese Xi Jinping, Trump ha detto : "Ora è presidente a vita. Presidente a vita. No, è fantastico. E guarda, è stato in grado di farlo. Penso che sia fantastico. Forse dovremo provarci un giorno". Secondo il Washington Post , si vocifera addirittura che Trump potrebbe anche invocare l' Insurrection Act, il che gli consentirebbe di schierare l' esercito statunitense contro i manifestanti americani, nell'ambito di un piano più ampio per punire o mettere a tacere i suoi oppositori politici. Il fatto è che siano disinteressati, disinformati o semplicemente ignoranti, milioni di americani non sono in grado di rispondere nemmeno alle domande più basilari sulla politica americana, per non parlare degli affari mondiali. George Barnett, ricercatore in comunicazione e professore presso la School of Informatics dell'Università di Buffalo, sostiene che le “persone provenienti da altri Paesi e qualsiasi cittadino statunitense colto e viaggiatore sanno che, come gruppo, gli americani sono praticamente all'oscuro di tutto ciò che avviene al di fuori dei nostri confini”.
La politica globale sta cambiando e le dinamiche tradizionali in atto dalla seconda guerra mondiale stanno cambiando. Molti paesi, specialmente in Medio Oriente, hanno costruito le loro politiche sulla divisione tra Oriente e Occidente e la loro politica estera e la partecipazione alle alleanze si sono effettivamente basate su questo conflitto ideologico. Negli ultimi anni abbiamo assistito all'evoluzione della guerra al terrorismo che ha influito su questi pilastri tradizionali e le alleanze stanno diventando sempre più basate su vantaggi economici e reciproci.
Mentre il mondo si è concentrato sulla gestione di COVID-19 e le risorse dell'apparato di sicurezza hanno affrontato l'epidemia, trasformando le istituzioni in modo da applicare restrizioni e mantenere le distanze sociali, le minacce alla sicurezza più tradizionali hanno operato con meno pressione e in crescita. Tracciare i segni delle attività terroristiche negli ultimi mesi suggerisce che continuano a operare in tutta la regione, dalla Somalia alla Siria, dalla Libia all'Iraq, all'Egitto, allo Yemen, all'Afghanistan e in tutta l'Asia centrale.
Grazie all’art. 41 (comma 1-3) della costituzione kazaka introdotto con un emendamento nel febbraio 2011, Nursultan Nazarbayev, ha indetto elezione presidenziali anticipate che si terranno il giorno 26 aprile.
Ufficialmente si è voluta motivare la prossima competizione elettorale con la necessità di superare l’attuale crisi economica ed il pericoloso nazionalismo russo, nella realtà il vero motivo è quello di riprogrammare una decisa continuità politica per l’anziano leader kazako, nella logica di avere un uomo forte al comando per far fronte alle nuove minacce incombenti in questo 2015, senza aspettare la naturale scadenza della legislatura nel 2016.
Mosca coprirà circa l'80%[1] dei costi necessari per portare a termine la costruzione di due nuovi reattori (su un totale di quattro già esistenti) nella centrale nucleare ungherese di Paks (città nei pressi di Budapest). Questo è l'accordo che il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro ungherese Victor Orban hanno siglato la scorsa settimana, concludendo una trattativa avviata nel 2009. I termini di suddetto accordo prevedono un finanziamento di 13,7 miliardi di dollari[2] (circa 10 miliardi di euro) grazie ai quali la centrale, gestita dalla MVM Group (società statale) e produttrice del 40% del fabbisogno energetico nazionale, incrementerà sensibilmente la propria capacità produttiva.
Sale la tensione diplomatica tra la Russia e l’asse euro-atlantica. Il motivo? Alcune batterie di missili a corto raggio Iskander (o SS-26 Stone nel codice NATO) che Mosca ha dispiegato a Kaliningrad (enclave russa che si affaccia sul Baltico racchiusa tra Lituania e Polonia), e lungo la linea di confine che separa la Federazione dalle repubbliche baltiche di Estonia e Lettonia.