L’elemento più preoccupante di quanto accaduto è il fatto che le due milizie non sono mai state ritenute rivali, appartenenti entrambe all’universo islamista. Eppure nella notte tra il 7 e l’8 novembre nel centro di Tripoli sono scoppiati pesanti combattimenti, durati circa due ore, nei quartieri di Shara Al-Shatt e Zawiyat Dahmani e nelle città di Nufleen e Ben Ashour. Fonti locali riportano di un massiccio impiego di armi pesanti come mortai, RPG, e mitragliatrici contraeree calibro 7.62 e 14.5.
Il 15 novembre alcune centinaia di manifestanti sono scesi per le strade di Tripoli per chiedere al Governo l’espulsione dalla capitale della milizia di Misurata. I miliziani hanno reagito aprendo il fuoco sulla folla riunita nel quartiere occidentale di Ghargour causando 43 vittime e oltre 500 feriti. La gravità dell’accaduto dimostra che il contesto di sicurezza nel Paese, compresa la capitale, continua a destare pesanti preoccupazioni. Lo Stato continua a fare affidamento su gruppi di miliziani, di discutibile lealtà e spesso in lotta tra loro, per far fronte alla destabilizzazione interna. Il Governo poi, e le strutture che lo compongo, continuano a presentare grandi difficoltà di controllo del territorio. L’incremento di attacchi nel Paese sembra poi coincidere con la cattura avvenuta il 5 ottobre da parte delle forze speciali USA del presunto membro di al-Qaeda Abu Anas al-Libi, a dimostrazione delle ripercussioni che avrebbero anche in futuro interventi da parte di forze internazionali nei confronti di militanti libici, specie nel caso in cui sia provata la complicità a queste operazioni delle istituzioni libiche.
Nel 2014 potrebbero verificarsi nuovi e prolungati scontri tra milizie rivali quali Wershaffana e Misurata o Zintan e Misurata, in considerazione anche del fatto che il Governo ha annunciato l’inserimento di tutte le milizie tra le fila delle forze di sicurezza governative, operazione che sarà sicuramente ostacolata anche dalle posizioni contrapposte tra le diverse fazioni. Anche il percorso verso le elezioni per l’assemblea costituente, nonostante timidi segnali di sviluppo, si scontra con l’ostruzionismo e il sabotaggio di una vasta costellazione di attori libici. L’altra questione estremamente critica è la diffusione di armi sul territorio libico, che secondi fonti libiche potrebbero superare quelle già presenti in Iraq e Afghanistan, il ché presuppone che il disarmo totale annunciato non sarà possibile entro i prossimi 18-24 mesi. Come precedentemente analizzato da Triage, la Libia continuerà a svolgere un ruolo cruciale come snodo commerciale per il contrabbando di armi e militanti armati, molti dei quali diretti nelle aree del Sahel quali Mali, Niger e Nigeria andando così a deteriorare la stabilità di ampie regioni del Nord-Africa e dell’Africa occidentale.
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