NIGERIA - A Potiskum, città nello stato di Yobe, sono stati uccisi tre medici stranieri che lavoravano in un ospedale locale. I tre erano sprovvisti di alcun tipo di servizio di protezione personale e vivevano in un edificio privo di controlli. L'assassino, probabilmente appartenente al gruppo islamista Boko Haram che opera nel nord-est della Nigeria, ha fatto irruzione nell'abitazione colpendo poi a morte i tre medici. La Nigeria continua ad essere oggetto di attacchi da parte di Boko Haram, oggetto dei quali sono principalmente le forza di sicurezza del Paese. Anche nella città di Abuja persiste il rischio di attentati sporadici contro obiettivi governativi.
MALI - In seguito agli attacchi suicidi avvenuti l'08/02 e il 09/02, si sono verificato scontri nella città di Gao. Il 10/02 le truppe francesi e maliane sono state impegnate in un combattimento contro una piccola squadra di islamisti penetrati a Gao. Gli scontri armati sono iniziati nel nord della città, per poi dirigersi verso i quartieri centrali. Alle 04.00 ora locale, l'11/02 è stata avvertita un'esplosione nei pressi di un checkpoint militare a Bourem, 100 km a nord di Gao.
Le operazioni francesi proseguono svolgendo attività di contrasto ai movimenti jihadisti nel nord del Mali, al confine con l'Algeria. Si ritiene infatti che le milizie islamiste abbiano ripiegato nascondendosi sulle montagne di Adrar des Ifoghas (nord di Kidal). Militanti di Ansar Dine, di AQIM e del MUJWA permangono nel nord del Paese e si temono incursioni improvvise nelle città del nord. Le operazioni delle truppe francesi saranno ostacolate dall'intensificazione di azioni di guerriglia da parte degli islamisti, oltre che dall'aumento di attacchi mediante attentatori suicidi.
REPUBBLICA CENTRAFRICANA - Il 07/02 i ribelli hanno dichiarato di voler prendere parte al governo, nonostante l'iniziale rifiuto espresso. Il 09/02 alcuni membri della coalizione ribelle Séléka hanno conquistato la città di Mobaye, nella prefettura di Basse-Kotto. L'attacco è stato successivamente criticato dal leader di Séléka, il Gen. Mohamed Moussa Dhaffane, il quale ha tentato di motivare l'accaduto come un fraintendimento interno al suo movimento. Molti dei membri infatti credevano che Séléka si fosse opposta al governo di unità nazionale guidato dal presidente François Bozizè.
Permane una situazione di insicurezza al di fuori della capitale Bangui, nonostante la decisione da parte dei ribelli di entrare a far parte del governo rappresenti un elemento positivo per la stabilità politica del Paese.
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