Daesh in Libia e l’Italia
La presenza di pericolose appendici legate a Daesh desta grande preoccupazione, specialmente in Italia. Nelle ultime settimane, alcune testate giornalistiche hanno costantemente rilanciato notizie circa il possibile lancio di razzi verso la nostra penisola.
La presenza di questi gruppi costituisce sì una minaccia per l’Italia (e non solo), ma non in questi termini. Triage ha già avuto modo di smentire questa possibilità eppure, dato il crescente allarmismo, non possiamo non ripetere quanto affermato in precedenza.
In area, la Libia potrebbe essere considerato come il paese dotato del migliore equipaggiamento missilistico dopo Israele ed Egitto potendo annoverare dei missili balistici tattici Scud-B nel proprio arsenale. Tuttavia, non solo la primavera araba ha fatto piazza pulita delle batterie di Gheddafi, ma gli Scud-B non hanno comunque portata sufficiente per raggiungere l’Italia: la gittata di uno Scud-B è inferiore ai 300 km (255 km in condizioni meteo ottimali) mentre le coste italiane distano da quelle libiche circa 500 km (290 km da Lampedusa).
Intervenire militarmente in Libia?
Cresce il dibattito circa un possibile intervento militare in Libia. Anche in questo caso, però, dev’essere tenuta in considerazione l’estrema complessità della situazione nella quale si andrebbe a operare, altrimenti s’incorrerebbe nel rischio di peggiorare ulteriormente la situazione.
Un’operazione di peacekeeping “classico” sarebbe inutile dato il contesto operativo, la natura e i fini ultimi degli attori in gioco. In termini ideali, la comunità internazionale dovrebbe essere in grado di compattare il fronte anti-Daesh e fornire a esso supporto via mare/aria in modo da mettere in sicurezza la linea costiera. Inviare forze di terra, almeno in un primo momento, potrebbe trasformarsi in un’insidiosa palude.
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