L’impiego di droni, usati per la prima nello stesso Yemen nel 2007, ha permesso agli Stati Uniti di eliminare non meno di 2599 militanti di Al-Qaeda in oltre 400 attacchi. Tuttavia, nonostante i benefici derivati dal dispiegamento di tali risorse, questa strategia deve forzatamente fare i conti con due grandi problemi. Il primo è rappresentato dell’elevato numero di civili caduti vittime dei raid aerei: come riportato dal The Bureau of Investigative Journalism (organizzazione d’informazione non-profit), a oggi sarebbero oltre 400 le perdite collaterali. Inoltre, un grande punto interrogativo è rappresentato dalla capacità rigeneratrice della rete di Al-Qaeda: nonostante i danni che le sono stati inflitti, essa sembra riuscire a rafforzarsi pressoché costantemente.
Lungi dall’esser uno “strumento” perfetto, la guerra dei droni non può che essere considerata come una controversa mossa a lungo termine pur non avendo, al momento, valide alternative.
Paese
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Attacchi
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Militanti Uccisi
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Vittime Civili
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Pakistan (2004 – 2014) |
383 |
2296-3718 |
416-957 |
Yemen[3] (2002 – 2014) |
61-71 |
293-430 |
30-74 |
Somalia (2007 – 2014) |
5-8 |
10-24 |
0-1 |
Totale |
449-462 |
2599- 4172 |
446-1032 |
Tabella 1 – La guerra dei droni dai primi attacchi a oggi[4] [Fonte: The Bureau of Investigative Journalism[5]]
[1] http://www.reuters.com/article/2014/04/20/yemen-violence-idUSL6N0NC07U20140420.
[2] http://edition.cnn.com/2014/04/15/world/al-qaeda-meeting-video/.
[3] Oltre ai dati riportati in tabella, devono esser tenuti in considerazione quelli relativi a possibili attacchi su cui non vi è sufficiente chiarezza: secondo il The Bureau of Investigative Journalism, potrebbero aver avuto luogo altri 92-111 attacchi che avrebbero portato all’uccisione di 301-511 militanti e di 24-44 civili.
[4] I dati sono aggiornati al 31 Marzo 2014.
[5] http://www.thebureauinvestigates.com/2014/04/01/march-2014-update-us-covert-actions-in-pakistan-yemen-and-somalia/
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