Il presidente Vladimir Putin asserisce che aveva il diritto di invadere l’Ucraina per proteggere gli interessi russi nonché i cittadini russi dopo mesi di agitazioni popolari, e la conseguente caduta di Yanucovich, smentisce l’intenzione di “annettere” la Crimea e aggiunge che solo i cittadini possono e devono decidere il loro futuro.
Dopo aver assistito all'"eliminazione politica" dell'ex presidente Yanukovyc, l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale si è spostata da Kiev alla Repubblica Autonoma di Crimea, penisola ucraina che si affaccia sulle acque occidentali del Mar Nero e abitata da una popolazione il cui 60% circa è di origine russa.
L’Ucraina di Yanukovich si sgretola nel sangue, la linea dura del dittatore non regge la spinta europeista e naufraga sulle barricate di disoccupati, studenti,operai,impiegati, ma soprattutto professionisti della guerriglia urbana.
Tutti uniti ed organizzati militarmente contro un uomo, un partito, una cultura ancora troppo legati ai modelli repressivi dell’est.
Il 25 febbraio dovrebbe essere completato il governo di unità nazionale, il nuovo Premier designato ad interim è Oleksandr Turchynov, braccio destro e fedelissimo di Yulia Tymoshenko, leader nel 2004 della rivolta arancione.
Le proteste in Ucraina sono iniziate a fine novembre esattamente il 21 novembre quando il presidente Yanukovich ha arbitrariamente accantonato un accordo commerciale a lungo atteso che avrebbe “approfondito” i legami con l’UE e ha chiesto al contrario, di quello che desiderava la popolazione, un maggior sostegno alla Russia. Questo ha scatenato una serie di manifestazioni popolari pro UE che sono via via cresciute di numero e intensità.