Laureato con lode in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza presso l’Università degli Studi di Perugia.
Laureando in Ricerca Sociale per la Sicurezza Interna ed Esterna (Safety and Security Manager).
Analista di intelligence perfezionato nell'analisi del rischio, nell'individuazione delle possibili minacce terroristiche e nella vulnerabilità dei siti industriali, delle infrastrutture critiche e degli obiettivi strategici.
Esperto nella gestione degli scenari di emergenza e nella tutela e la messa in sicurezza di personale operante in aree di crisi, con specifico expertise dell’area mediorientale.
Redattore per il magazine – online Convincere, svolge ricerche nel campo della diffusione dei movimenti Jihadisti in Medio Oriente e Africa, nell’applicazione della teoria dei sistemi complessi alla società e della Network Analysis nel processo di analisi d’intelligence.
Nella notte tra il 12 e il 13 luglio migliaia di sostenitori della Fratellanza hanno manifestato nella capitale Il Cairo, marciando dal Ponte 6 Ottobre al palazzo presidenziale e danneggiando alcune auto durante il passaggio. Intanto numerosi altri sostenitori di Morsi stanno continuando a radunarsi nei pressi della moschea di Rabaa al-Adaweya.
Il governo Obama ha accusato ufficialmente l'esercito di Assad di far uso di armi chimiche nel corso del conflitto che imperversa in Siria da più di due anni. Il regime di Damasco avrebbe quindi superato la "linea rossa" tante volte menzionata da Obama e avrebbe così fornito il pretesto ideale agli USA per intervenire attivamente con la fornitura di armi ai ribelli. Le dichiarazioni del Deputy National Security Advisor alla Casa Bianca, Ben Rhodes, hanno ovviamente attirato le critiche dell'altro grande attore internazionale coinvolto, la Russia. Tramite un tweet, il presidente della Commissione Esteri della Duma, Alexiei Pushkov, ha smentito categoricamente le affermazioni di Rhodes, archiviandole come pure bugie costruite a tavolino come fu in passato per l'Iraq.
Analizzando con più attenzione la situazione ci si pone delle domande alle quali sarebbe opportuno fornire risposte adeguate. Se infatti da un lato Washington punta il dito contro Damasco, i dubbi sull'effettivo utilizzo di armi chimiche in Siria rimangono enormi.
BEIRUT - Il conflitto in Siria prosegue ormai incessantemente e così anche le ripercussioni per l'area. Il Libano, Paese considerato la naturale estensione della Siria per innumerevoli fattori, è teatro di scontri sempre più connotati da un elevato coefficiente di violenza ed intensità. Il 26 maggio due razzi hanno colpito a Beirut il quartire di Shiyyah, roccaforte di Hezbollah nel sud della città. L'attacco ha portato al ferimento di quattro persone, oltre che al danneggiamento di alcune abitazioni.
Per il quinto giorno consecutivo i sobborghi di Stoccolma sono teatro di scontri tra i residenti e le forze di polizia. Il 13/05 un uomo di 69 anni è stato ucciso a colpi di arma da fuoco dalla polizia nel quartiere di Husby, quartiere periferico situato a circa 16 km a nord-ovest dal centro città, abitato principalmente da immigrati. L'uomo avrebbe minacciato i poliziotti con un grande coltello, che avrebbero quindi reagito all'aggressione. Come già accaduto in altre realtà europee, l'accaduto ha provocato una serie di reazioni violente da parte della cittadinanza locale, scatenando rivolte anche in altri quartieri poveri di Stoccolma.