International Public Relation, Goverment Sector, Business and Human Develpoment, Strategic Analysis.
Member of the teaching staff department of the European languages and Studies University of Jordan – Amman.
Doctorate, Italian Studies University of Pisa “ Arabic and Islamic influence on the other’ s life concepts in the Mediterranean area in the medieval age.
Peace Building and Reconciliation University of Coventry, UK
Master’s degree, Education to peace , International Co – operation, Human Rights and the Politics of the European Union.
Bachelor’s degree-higher diploma, Italian and English literature-Douple Major.
Website URL: http://amersabaileh.blogspot.com
Il tanto atteso discorso del Primo Ministro Netanyahu davanti al Congresso non ha offerto alcuna speranza per una rapida risoluzione della situazione in escalation in Medio Oriente. Al contrario, Netanyahu ha chiarito che lo scopo della sua visita era consolidare la propria posizione, strategia e visione per il futuro post-bellico di Gaza con particolare riferimento ai futuri possibili confronti con l’Iran e i suoi proxy, in particolare Hezbollah. Ha infatti usato l’espressione “Vittoria totale, nient’altro”, che sicuramente oscura qualsiasi speranza di una rapida de-escalation o di un cessate il fuoco che potrebbe essere l’avvio per costruire un periodo di tregua più lungo.
La richiesta di Netanyahu di un ulteriore aiuto militare “in corsia preferenziale”, espressa chiaramente davanti al Congresso, mostra che il piano di guerra non è ancora finito. Sembra imminente una fase più lunga di conflitto, non limitata a Gaza, che affronta questa guerra da quasi 10 mesi ormai. L’uso della frase “vinceremo” da parte di Netanyahu indica che lo stato di guerra dominerà la scena ancora per molto tempo.
In seguito al più recente attacco israeliano, sia l’Iran che Israele sembrano formulare strategie di sicurezza globali volte a salvaguardare i propri confini e a garantire agli alleati internazionali la protezione dei civili in vista della battaglia di Rafah. Dal punto di vista israeliano, le rafforzate misure di sicurezza adottate da Israele in Libano e Siria sottolineano l’importanza fondamentale di mantenere la loro sicurezza e stabilità. La proposta di istituire una zona cuscinetto di sicurezza per mitigare le potenziali minacce provenienti dai confini meridionali del Libano riflette le considerazioni strategiche che guidano il processo decisionale israeliano.
Amidst the relentless conflict in Gaza, the pursuit of a ceasefire and subsequent post-war peace seems increasingly elusive. Israel's steadfast determination to continue military operations, particularly in Rafah, poses significant challenges to achieving a cessation of hostilities. Moreover, the endeavor to initiate humanitarian rescue operations from the sea adds a layer of complexity to finding practical solutions on the ground in Gaza. The mounting pressure on the Israeli government to minimize civilian casualties underscores the urgent need for implementing effective security measures.
In his attempt to break the political embargo on Syria, President Bashar Assad recently took his first overseas trip since the deadly earthquake to Oman, where he met with Sultan Haitham bin Tariq. While Assad requested the meeting, the Sultan interestingly expressed his anticipation for Syria's ties with all Arab countries returning to normal.