Circa tre mesi fa, il Pakistan ha arrestato tre eminenti scienziati nucleari per interrogarli, ed ha provveduto a rimuovere dal suo incarico di capo del principale laboratorio nucleare il signor Khan sotto la pressione di Washington. Khan, venerato in Pakistan come il “padre della bomba islamica” e come l’uomo che ha permesso di raggiungere la parità nucleare del Pakistan con l’India, ha lavorato nei Paesi Bassi negli anni ’70 presso Urenco, il consorzio anglo-olandese-tedesco leader mondiale nella tecnologia di arricchimento dell’uranio. Dopo aver lasciato i Paesi Bassi ed essere tornato a casa, un tribunale olandese lo ha condannato a quattro anni di prigione per aver rubato progetti sensibili circa la tecnologia della centrifuga utilizzata per arricchire l'uranio a livello militare. Il verdetto è stato successivamente annullato. Ma i diplomatici a Vienna – sede dell'AIEA – in seguito al labirintico sviluppo dei programmi nucleari del Pakistan e dell'Iran, affermano che l'arrivo del Pakistan come potenza nucleare nel 1998 è dovuto alla copia, alla modifica e al miglioramento del progetto europeo di arricchimento dell'uranio.
Recently, the US intelligence community has communicated that Daesh and Al Qaeda in Afghanistan could have the capability to conduct international operations, potentially even attacks on US interests, in less than six months, confirming that the terrorist organiations have the intention to do so.
While Afghanistan continues to face serious security concerns, there are also signs of the return of ISIL in Iraq. According to the country’s security forces, the last terrorist attack killed at least 11 civilians and many others were wounded in the ISIL attack on Al Hawasha village in Diyala province in eastern Iraq.
Il 21-22 ottobre 2021, l'ufficio Konrad-Adenauer-Stiftung di Amman e il Centro per gli studi strategici dell'Università della Giordania hanno organizzato un seminario chiuso di esperti ad Amman, affrontando: "Il nuovo Levante", discutendo motivazioni, implicazioni e traiettorie future della cooperazione tra Giordania, Iraq ed Egitto.
Cercando di rispondere a come questo progetto potrebbe influenzare la scena geopolitica regionale, è importante non dimenticare che i cambiamenti in corso nelle priorità del Medio Oriente nell'ultimo decennio sono piuttosto allarmanti. La regione è passata dalla democrazia forzata alle rivoluzioni per la democrazia e la libertà e infine verso l'unica priorità della lotta al terrorismo. Allo stesso modo, l'imposizione ideologica della democrazia e della libertà si è sviluppata in puro pragmatismo economico. Pertanto, la determinazione a migliorare l'economia rappresenta il motivo fattuale dietro l'attivazione di progetti politici transfrontalieri.
Oggi 16 gennaio sono 30 anni dallo scoppio della prima guerra del Golfo, in cui la coalizione internazionale attaccò l’Iraq di Saddam Hussein. L’inizio della guerra e la sua rapida evoluzione non diedero la percezione all’uomo comune di quali sarebbero state le sue conseguenze, nel breve, medio e lungo periodo. Questa guerra in realtà avrebbe cambiato per sempre il volto della regione mediorientale inaugurando una stagione di instabilità che ancora oggi persiste.
Potential instability on the borders is a critical risk for all countries, especially in the Middle East. This is particularly so for Jordan, where the risk has been high for many years now, and security threats on the border such as lawlessness and fighting creates fertile ground for criminality and terrorism. This kind of instability combined with economic hardship could also lead to significant increase in the number of locals that join terrorist groups.
The challenges in the Middle East continue as the region appears to be facing a new wave of destabilisation from Lebanon, Syria, Iraq and the West Bank.
The Lebanese political crisis appears to be deepening as the economic crisis grips tighter. This is leading to the reemergence of questions about the concept of the finely balanced political equilibrium of the state and whether it remains fit for purpose in the new regional and global landscape. There are suggestions that there is a need for new political actors and potential structure to meet the challenges presented by the post-COVID environment.
Come sappiamo il passaggio dell’Isis in Medio Oriente ha provocato danni e distruzione alle persone e al patrimonio culturale dei Paesi colpiti. Uno dei paesi più colpiti è l’Iraq, dove le rovine della città vecchia di Mossul rendono perfettamente l’idea della forza devastatrice del sedicente stato islamico.
The risk of a new wave of global terrorism could soon increase, as Daesh is looking to regenerate following defeat in Syria and Iraq. The current dynamics in Syria actually favour the group to restart its activities. Confusion and chaos reigns in the north of the country as the battle of Idlib continues. The fighting in Idlib could be one of the final decisive battles against an extremists’ stronghold, but if it is not soon resolved, it could lead to the spread of fighters, most likely to either Central Asia or Libya.
Since 2012, the US and its allies have many a time attempted to build a military power capable of holding its own in Syria. The last attempt, the “New Syrian Army” was a failure, as it was unable to liberate the area near Al Bukamal, in eastern Syria near the borders with Iraq, from Daesh. However, the failed mission might be the last concrete chance for the Obama administration to create a strong ally on the ground in Syria.
Since the first intervention of the Russian military in Syria, the battle against Daesh had turned to a new breadth. The terrorist group started to broaden its target map, trying to prove its capacity to rule everywhere.