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05-01-2015

CRISI IN UCRAINA ORIENTALE – UPDATE

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Oltre nove mesi di combattimenti, oltre 4 mila vittime[1], oltre 400 mila sfollati[2]: questo è il momentaneo bilancio della crisi in Ucraina orientale; una crisi che stenta a rientrare e che, nonostante alcuni segnali positivi, non lascia intravedere una definitiva, quanto imminente, conclusione.

Occhi sul “fronte” orientale. In un’analisi pubblicata il 4 agosto 2014, si è fatto riferimento a quella che era la situazione “sul campo”: alla fine del mese di luglio, le forze antigovernative si trovavano concentrate in una porzione di territorio a cavallo tra gli oblast di Lugansk e Donetsk e con le “spalle coperte” dal confine russo. All’alba del 2015 le cose sono cambiate. In primis, le milizie filorusse hanno ripreso una striscia di territorio che concede loro uno sbocco sul Mar d’Azov (sezione settentrionale del Mar Nero); nel corso degli ultimi mesi, inoltre, sono state in grado di riprendere il controllo della città di Lugansk e delle aree ad essa limitrofe e, infine, hanno impegnato in combattimenti la Polizia di Confine (la State Border Guard Service of Ukraine) lungo una linea di circa 400 chilometri  che parte – approssimativamente – dalla piccola città di Parkhomenko fino a Novazovsk.

 

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La situazione in Ucraina orientale a fine luglio e fine dicembre 2014 [fonte: National Security and Defence Council of Ukraine].

 

Cessate-il-fuoco & Peace Talks. Il 5 settembre 2014, il governo ucraino e i ribelli filorussi si sono seduti al tavolo della diplomazia a Minsk firmando una tregua dopo oltre sei mesi di combattimenti. Come spesso accade, però, le salve di cannone che hanno salutato l’accordo potrebbero esser state premature: seppur a intensità ridotta, la guerra non è mai cessata del tutto. In particolare, si continua a sparare a Donetsk e il suo aeroporto resta oggetto di una furiosa contesa. Volgendo lo sguardo verso una definitiva archiviazione della crisi e per evitare che il conflitto possa nuovamente estendersi su larga scala, nei primi giorni di dicembre si è tornati a parlare di nuove e imminenti peace talks volte al rafforzamento della debole tregua in atto. Il 5 dicembre, il Presidente Poroshenko ha tentato di fare qualche passo in avanti annunciando che l’esercito ucraino avrebbe sospeso le operazioni militari durante la giornata del 9 dicembre e invitando le forze ribelli a fare altrettanto (dietro la promessa di un pronto ritiro dell’artiglieria pesante dalle prime linee[3]).

Segnali positivi e scetticismo. Anche se le tregue del 5 settembre e del 9 dicembre fanno ben sperare, considerando che ancora tanti sono i punti interrogativi che aleggiano sulla crisi, sembra che sia ancora lo scettiscismo a dover fare da padrone. Ad esempio, resta da far luce su quello che è il coinvolgimento russo: mentre Mosca ha sempre negato di aver inviato propri reparti in Ucraina, accuse di senso opposto hanno accompagnato la crisi sin dal principio[4]. Inoltre, fumoso resta lo status internazionale della Crimea: mentre Mosca ha riconosciuto come valido il referendum del 15 marzo che ha – de facto – sancito l’indipendenza della regione da Kiev, come si può evincere dalle parole del Primo Ministro Arsenij Jacenjuk secondo il quale «la Crimea è stata ed è e resterà territorio ucraino»[5], il governo ucraino è lontano da accettare una simile realtà. Infine, non sono del tutto chiare le vie attraverso le quali il governo intenda rapportarsi con le forze ribelli: ad esempio, se da un lato il Presidente Poroshenko ha chiamato un “rinnovamento” della tregua, dall’altro ha contemporaneamente incitato le proprie truppe a non mollare la battaglia per l’aeroporto di Donetsk[6].

Il tempo stringe. In termini generali, è chiaro che non si possa più perdere troppo tempo altrimenti s’incorrerebbe nel rischio di riaccendere il fuoco degli scontri su larga scala. Il cessate-il-fuoco firmato il 5 settembre ha retto a fatica – subendo, peraltro, continue violazioni – e basterebbe un nonnulla per far precipitare nuovamente l’Ucraina orientale nel buio di una nuova fase di guerra. 



[1] bbc.com/ibtimes.com.

[2] http://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/Ukraine%20Snapshot%20-%207%20November%202014.pdf.

[3] https://www.youtube.com/watch?v=lDkx9sbrXJg

[4] Da ultimo, il 12 novembre la NATO ha dichiarato che truppe russe sono state viste entrare in Ucraina nei giorni precedenti [http://www.bbc.com/news/world-europe-30025138].

[5] http://www.kmu.gov.ua/control/en/publish/article?art_id=247853670&cat_id=244314975.

[6] http://www.reuters.com/article/2014/12/05/us-ukraine-crisis-donetsk-idUSKCN0JJ0ZO20141205.

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Alessandro Mazzilli

Laurea in Scienze Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Torino.

Esperto in Politica Estera di Difesa e Sicurezza e sulle relazioni Euro – Atlantiche.

Analista Geopolitico

Consulente in Servizi di Stuarding e controlli di sicurezza.

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