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08-01-2015

Allah Akbar

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Assalto Jihadista a Parigi 12 morti e 5 feriti gravi

L’attentato di Parigi dobbiamo interpretarlo come l’11 settembre europeo, ormai è iniziata la guerra anche nelle nostre città.

Sale il livello di allerta a Roma e nelle altre capitali ma bisogna ammettere che si sono sottovalutati i rischi per la sicurezza, soprattutto il rischio interno rappresentato dalle cellule terroristiche isolate che vivono infiltrate tranquillamente in Europa e seppure dormienti sempre pronte ad agire.

Oggi il terrorismo di matrice Jihadista si muove sempre più in attività decentrate dove piccoli Team paramilitari ben addestrati possono colpire ovunque sfruttando il fattore sorpresa.

L’Europa ha sbagliato nel sottovalutare la minaccia interna e nel dare asilo politico con una leggerezza colpevole coperta dall’alibi della tutela dei diritti umani.

Portare il terrore dentro le redazioni dei giornali ricalca gli orientamenti nazisti tristemente famosi e mina in radice la libertà di stampa e di opinione, comprimendo quei diritti che hanno reso democratico il mondo occidentale.

Analisi dell’azione terroristica

I tre terroristi hanno agito indossando un abbigliamento combat curato e tecnico.

Hanno ruoli specifici un autista che si occupa anche di coprire il gruppo alle spalle, un team leader che imprime velocità e determinazione all’azione, un gregario che copre il lato scoperto .

La vettura usata ha le portiere aperte ed è posizionata nella carreggiata  a 35 – 40 gradi di sterzo in obliquo ad impedire passaggi anche di pedoni e visualizzazioni.

Il fucile di assalto AK47 viene imbracciato con una postura militare (spalle a 30 gradi di rotazione dall’obiettivo per dare meno portanza ad una possibile reazione.

Il selettore dell’arma è sul colpo singolo, gli attentatori sparano, quindi,  sempre a colpo singolo, il  fucile utilizzato a colpo singolo in azione urbana prevede una significativa formazione militare di tipo prevalentemente europea.

Avere sparato ancora al poliziotto ferito a terra rientra in una specifica tecnica militare per azioni in aree urbane in cui il nemico seppure colpito ed a terra rappresenta sempre una minaccia perché armato, l’agente francese viene ,infatti, attinto dal proiettile sparato  lateralmente ed in corsa per proteggere il percorso, e non da fermo sovrastando il soggetto come per infliggere il colpo di grazia.

Infine il team leader del gruppo terroristico dopo aver bonificato la via di fuga torna verso la vettura dal lato opposto del percorso precedentemente fatto ed alza il braccio sinistro con un dito dritto verso il cielo per offrire l’azione appena compiuta ad Allah.

Strana la perdita della scarpa da parte del gregario che in ogni caso può accadere se non si hanno calzature tecniche.

Dimenticare la carta di identità nella vettura lascia invece perplessi, inserendosi in un possibile agito di depistaggio ,è  dunque poco realistico essere attori di una azione di guerriglia con il documento di identità in tasca e per giunta mal custodito.    

© Riproduzione Riservata

Sergio Giangregorio

Laureato in scienze politiche e relazioni internazionali. Perfezionato presso L’Università degli Studi Roma 3 in “ Modelli Speculativi e ricerche educative nell’interazione multimediale di primo e secondo livello“ Docente universitario a contratto in materie investigative con specifico expertise sulla sicurezza in aree urbane, sulle tecniche di intelligence e di peacekeeping. Esperto di comunicazione in situazioni estreme.

Giornalista investigativo ed analista di intelligence , come Ghost writer ha elaborato numerosi studi strategici coprendo tutti i teatri di guerra dai balcani , al vicino oriente seguendo i conflitti in Afganistan, Iraq e nel nord-Africa.

Presidente del Centro Europeo Orientamento e Studi – Ente morale di diritto privato per la difesa dei diritti civili.

Direttore Responsabile del magazine online Convincere.

Website: www.sergiogiangregorio.it

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