Attorno alle 11 del mattino, due uomini incappucciati e armati di kalashnikov hanno fatto irruzione nella sede del giornale, nel centro di Parigi; in circa 5 minuti – stando alla ricostruzione fornita dal giornalista Benoît Bringer e da altri testimoni – gli assalitori hanno abbandonato l’edificio. Nell’attacco hanno perso la vita dodici persone, compreso il direttore Stéphane Charbonnier.
Le indagini avrebbero portato, nelle scorse ore, all’uccisione dei due sospettati. C’è chi crede che l’assalto sia stato scatenato dalla pubblicazione, su Twitter, di una vignetta ritraente Al-Baghdadi (leader dell’ISIS) al cui fianco capeggia la scritta “Auguri. Anche ad Al-Baghdadi” mentre lui replica “E la salute innanzitutto”. Tuttavia, non è ancora chiaro se l’immagine sia stata diffusa prima o dopo l’attacco.
La sede del Charlie Hebdo fu già presa di mira nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2011. In quel caso il fattore scatenante fu la pubblicazione – in programma per il giorno successivo – di un numero dedicato alle elezioni in Tunisia.
Via stampa, televisione e social network i leader mondiali hanno manifestato la propria solidarietà e condannato l’episodio. Da questi messaggi, però, trapela anche una forte apprensione dovuta alla consapevolezza del fatto che accadimenti simili potrebbero ripetersi “nello spazio e nel tempo”.
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