Non v’è dubbio che la morte dell’oppositore di Putin abbia alimentato le teorie del complotto, spesso e volentieri forzate ma dall’indubbio eco mediatico. Tuttavia, in questo caso, la posta in gioco è troppo alta per non arrivare a contemplare l’ipotesi di un omicidio politico, specialmente se si considera che Nemtsov stesse lavorando a un dossier che avrebbe dovuto documentare proprio il coinvolgimento militare del Cremlino oltreconfine. Secondo la giornalista Ksenia Sobchak, infatti, Nemtsov sarebbe stato ucciso perché prossimo a pubblicare una relazione sulla guerra nel Donbass[1]. L’ex presidente della Georgia, Mikheil Saakashvili, si è persino detto sorpreso del fatto che l’omicidio non fosse stato commesso prima[2]. Inoltre, vario materiale di cui Nemtsov era in possesso (computer incluso) sarebbe stato portato via dal suo appartamento dalla polizia, ufficialmente a fini investigativi[3].
Speculazioni politiche a parte, il coinvolgimento russo è reale, come scriveva il prof. Sergio Giangregorio – Direttore Scientifico di Triage – in un’analisi pubblicata il 21 agosto 2014: “dai varchi di frontiera [...] sono passati [...] blindati, carri armati e uomini (non ne riferiamo con esattezza il numero perché sarebbe certamente inesatto) si stimano però - da fonti confidenziali - approssimativamente 150 blindati per trasporto truppa, una trentina di carri armati e 1200 uomini”. “La colonna era composta da camion militari senza targa e da mezzi ufficiali dell'esercito di Mosca con le lettere MS che significa Mirotvorcheskiye Sily - Truppe di pace”.