Ora, se si esaminasse la crisi sotto la lente d’ingrandimento rappresentata dalle menzionate norme di diritto internazionale, si dovrebbero trarre due conclusioni. In primis, il referendum attraverso il quale la popolazione della Crimea ha espresso la volontà di unirsi alla Russia dovrebbe essere rispettato e riconosciuto dalla comunità internazionale. Inoltre, la presenza militare russa in Crimea ha costituito una violazione della sovranità territoriale ucraina del momento che essa precede lo svolgimento del referendum tenutosi il 16 marzo. Conseguentemente, le sanzioni contro la Russia volute da Unione Europea e Stati Uniti sarebbero da considerarsi legittime e giustificate solo in termini “retroattivi” se determiniate dalla presenza militare di Mosca in Crimea, ma illegittime e ingiustificate se determinate dall’esito del voto referendario o dal processo di annessione.
Tuttavia, nonostante le norme di diritto internazionale sembrano essere piuttosto chiare, il “gioco reale” è sempre più complicato di quanto possa apparire e inevitabilmente guidato da interessi di natura politica ed economica.
© Riproduzione Riservata