Settimana 1: 15 febbraio – 21 febbraio. Al 18 febbraio, nessuno dei tre punti in questione era stato rispettato: i resoconti dell’OSCE raccontano di violenti combattimenti, di armi pesanti stazionarie sulla linea di fronte, e di restrizioni alla libertà di movimento degli ispettori.
Settimana 2: 22 febbraio – 28 febbraio. Al 24 febbraio, nonostante qualche timido miglioramento, la situazione era rimasta sostanzialmente invariata: l’area attorno a Donetsk ancora epicentro degli scontri, poca chiarezza da entrambe le parti circa il ritiro delle armi pesanti, persistenti restrizioni alla missione dell’OSCE.
Settimana 3: 1 marzo – 7 marzo. L’area di Donetsk è rimasta “epicentro” di scontri più o meno intensi tra i due schieramenti: anche se il numero delle violazioni sembra registrare un calo rispetto alle due settimane precedenti, la situazione resta nel suo complesso precaria.
Settimana 4: 8 marzo – 14 marzo. Il pieno rispetto dei tre punti in questione procede a rilento e non si registrano progressi particolarmente significativi. Se nell’Oblast di Lugansk gli accordi sembrano poter reggere con maggior facilità, lo stesso non può essere detto per quanto riguarda l’Oblast Donetsk.
Le violazioni del cessate-il-fuoco sono confinate nella regione di Donetsk e, su un totale di 60 “episodi” registrati dalla Special Monitoring Mission dell’OSCE (SMM), 39 hanno avuto luogo presso l’aeroporto della città o nelle sue vicinanze. In termini generali, le violazioni del Punto 1 hanno riguardato l’utilizzo di armi leggere, mitragliatrici pesanti, lanciagranate, carrarmati, razzi anticarro, mortai e artiglieria di vario calibro.
Situazione sostanzialmente stazionaria anche per quanto riguarda il rispetto del secondo punto dell’accordo di Minsk. La SMM ha sì verificato positivamente, in alcuni casi, l’adempienza a quanto deciso nella capitale bielorussa; tuttavia, gli stessi ispettori hanno potuto costatare il persistente impiego – seppur non massiccio – di armi ad alto calibro, specialmente mortai e artiglieria da 120 mm.
Infine, la libertà di movimento e di accesso di cui dovrebbero godere gli ispettori dell’OSCE continua a subire restrizioni: scorte e garanzie di sicurezza non sono sempre assicurate; l’accesso a siti, aree ed edifici non è sempre permesso; così come non è sempre permesso seguire vari convogli militari.
Nel complesso, pur potendo riscontrare miglioramenti in termini generali dalla firma degli accordi di Minsk II e soprattutto rispetto al periodo gennaio-febbraio 2015, gli ispettori OSCE riportano chiaramente che “la situazione nel Donbass resta mutabile e imprevedibile”.
Note circa la raccolta e lettura dei dati. I dati raccolti nelle tabelle mostrate in Figura 1 e Figura 2 indicano il numero dei casi in cui è avvenuta una violazione dell’accordo di Minsk. I dati sono stati estrapolati dai rapporti pubblicati dalla Special Monitoring Mission to Ukraine dell’OSCE[1]. Si prega di considerare i dati riportati nelle tabelle come puramente indicativi.
[1] http://www.osce.org/ukraine-smm/daily-updates?page=1.
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