E’ interessante notare la formazione di una particolare atmosfera in Iraq e Siria che ha iniziato ad avere il suo impatto su tutta la regione. L’attacco diretto alla componente cristiana in Iraq dopo la caduta del regime nel 2003 si è trasferito subito oggi in Siria, ma in realtà un altro rischio sta nascendo fortemente cioè creare un'immagine di un Medio Oriente privo dal cristianesimo. La mappa del potere in Iraq oggi suggerisce la divisione del paese in tre parti formate da curdi, sciiti e sunniti, mentre in Siria c’è un’altra atmosfera di progettualità che sta nascendo composta da sunniti, curdi, alauiti e drusi e che stranamente non include la presenza cristiana.
C’è un vero rischio che il cristianesimo sia considerato al di fuori della promozione e della formazione di un nuovo Medio Oriente. Soprattutto si concretizza una nuova immagine del cristianesimo come se questo, oggi, sia una presenza di minoranza che non fa parte dell’identità mediorientale, alla stregua di una presenza extracomunitaria. Sul livello demografico questo è causato soprattutto dalla continua emigrazione da parte dei giovani cristiani verso l’occidente e in più da una forte trasformazione delle società arabe verso un conservatorismo cieco che conduce senz’altro all’estremismo.
Lo scorso anno alcuni leader arabi hanno pensato che uno dei pilastri su cui costruire la loro immagine politica, dopo la cosiddetta primavera araba, consistesse nel giocare la carta della presenza cristiana in Medio Oriente e magari offrire un certo piano per proteggere la presenza stessa. Però nel giro di un anno questa carta non sembra più una carta efficace verso una prospettiva politica dato che la nascita di un califfato sunnita da parte dell’ISIS ha messo a rischio la legittimità e la presenza di questi leader che li ha portati a cercare nuove strade soprattutto nell’ambito della supremazia dell’islam sunnita. Questo ha indebolito di nuovo il tema della presenza cristiana e ha aumentato il rischio di avere un Medio Oriente senza cristianesimo.
In questo contesto, è difficile non pensare anche al forte desiderio israeliano di trasformare Israele in uno stato ebraico “religioso”.
Questa atmosfera di divisione in Medio Oriente è tesa a portare alla scomparsa della presenza cristiana nella regione stessa della nascita del cristianesimo. Soprattutto oggi c’è una crescente minaccia al cristianesimo e ai cristiani da parte dell’ISIS e di tutti gli altri gruppi terroristici per lo più da parte del cosiddetto Islam conservatore “moderato” (Fratelli Mussulmani) che in realtà ha lavorato molto negli ultimi 50 anni per escludere la rappresentanza cristiana dall’identità mediorientale.
Oggi è necessario adottare una strategia basata su dimensioni a breve e lungo termine. L’essenza primaria di questa strategia è rafforzare la presenza cristiana in Medio Oriente e si può fare oggi tramite la salvezza del concetto dello stato nazionale - sotto una seria minaccia - che garantisce il pluralismo e mette fine alla superiorità proclamata da parte di un gruppo e fa superare anche la realtà dell’ostacolo demografico. Questo richiede anche una concreta collaborazione fra le varie forze progressiste per rafforzare l’idea che il cristianesimo rappresenta un'identità culturale per il Medio Oriente e non solo una identità religiosa.
Questo potrebbe evitare che il cristianesimo sia parte dell’attuale conflitto e della lotta settaria che prevale oggi nella regione.