Si dice in questi giorni che il terrorismo sia figlio delle periferie degradate del nord Europa, delle carceri disumane di Francia e Belgio, delle troppe guerre ingiuste combattute nel mondo, della mancata integrazioni degli immigrati di seconda e terza generazione, della non accettazione della religione Islamica che si professa moderata.
Forse si, le situazioni descritte sono concause residuali di un problema che deve però, essere affrontato con un diverso pragmatismo.
C’è chi prega e c’è chi spara.
Chi prega, liberamente pratica la propria religione.
Chi spara su civili al ristorante, al bar, al teatro è solo un assassino che esercita la violenza su uomini e donne disarmati e indifesi strumentalizzando alla politica la propria fede religiosa.
La situazione è questa non servono ulteriori particolari valutazioni, non serve invocare l’indignazione dell’Islam moderato, moderato, poi, per chi per cosa.
L’islam è uno e come tutte le altre religioni monoteiste non si può considerare una confessione che accoglie in se, anche se con diverse interpretazioni, gli assassini e i pacifisti.
Usciamo dall’equivoco, dagli assassini ci si difende, tutto il resto è retorica.
Con gli assassini si utilizza l’intelligence , quella vera, quella che in silenzio e nell’ombra bonifica i quartieri delle capitali Europee, quella che non si vede in TV, quella che purtroppo non c’era a Parigi e Bruxelles.
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