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16-02-2015

FOCUS LIBIA

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La Libia post-Gheddafi

La primavera araba libica non ha portato democrazia e stabilità nel paese come molti credevano sarebbe successo. Il vuoto di potere venutosi inevitabilmente a creare dopo la fine del regime del colonnello Gheddafi non è stato colmato. 

La situazione politica in Libia è complessa e frammentata, costellata da una moltitudine di attori che perseguono fini diversi con mezzi diversi. In una versione semplificata di tale realtà, si possono identificare tre elementi in lotta tra loro: il governo di Tobruk (considerato come legittimo e riconosciuto dalla comunità internazionale), il New General National Congress (GNC) il Shura Council of Benghazi Revolutionaries. 

Il governo di Tobruk ha lanciato un’operazione militare (Operation Dignity) con l’obiettivo di sconfiggere le milizie legate al GNC – riunitesi sotto una sorta di organizzazione ombrello conosciuta come Libya Dawn – e quelle filo-Daesh del Shura Council. Il GNC e il Shura council, oltre a rispondere alle azioni delle forze regolari libiche guidate dal generale Haftar, si fronteggiano a vicenda. 

Daesh in Libia e l’Italia

La presenza di pericolose appendici legate a Daesh desta grande preoccupazione, specialmente in Italia. Nelle ultime settimane, alcune testate giornalistiche hanno costantemente rilanciato notizie circa il possibile lancio di razzi verso la nostra penisola.

La presenza di questi gruppi costituisce sì una minaccia per l’Italia (e non solo), ma non in questi termini. Triage ha già avuto modo di smentire questa possibilità eppure, dato il crescente allarmismo, non possiamo non ripetere quanto affermato in precedenza

In area, la Libia potrebbe essere considerato come il paese dotato del migliore equipaggiamento missilistico dopo Israele ed Egitto potendo annoverare dei missili balistici tattici Scud-B nel proprio arsenale. Tuttavia, non solo la primavera araba ha fatto piazza pulita delle batterie di Gheddafi, ma gli Scud-B non hanno comunque portata sufficiente per raggiungere l’Italia:  la gittata di uno Scud-B è inferiore ai 300 km (255 km in condizioni meteo ottimali) mentre le coste italiane distano da quelle libiche circa 500 km (290 km da Lampedusa). 

Intervenire militarmente in Libia?

Cresce il dibattito circa un possibile intervento militare in Libia. Anche in questo caso, però, dev’essere tenuta in considerazione l’estrema complessità della situazione nella quale si andrebbe a operare, altrimenti s’incorrerebbe nel rischio di peggiorare ulteriormente la situazione.

Un’operazione di peacekeeping “classico” sarebbe inutile dato il contesto operativo, la natura e i fini ultimi degli attori in gioco. In termini ideali, la comunità internazionale dovrebbe essere in grado di compattare il fronte anti-Daesh e fornire a esso supporto via mare/aria in modo da mettere in sicurezza la linea costiera. Inviare forze di terra, almeno in un primo momento, potrebbe trasformarsi in un’insidiosa palude.

© Riproduzione Riservata

Alessandro Mazzilli

Laurea in Scienze Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Torino.

Esperto in Politica Estera di Difesa e Sicurezza e sulle relazioni Euro – Atlantiche.

Analista Geopolitico

Consulente in Servizi di Stuarding e controlli di sicurezza.

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