Laurea in Scienze Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Torino.
Esperto in Politica Estera di Difesa e Sicurezza e sulle relazioni Euro – Atlantiche.
Analista Geopolitico
Consulente in Servizi di Stuarding e controlli di sicurezza.
Venti da guerra fredda si sono abbattuti sulle relazioni russo-americane. Il 14 maggio i servizi segreti russi hanno arrestato a Mosca uno “007” americano della CIA, identificato poi con il nome di Ryan C. Fogle. Fogle, sotto copertura come membro dell'ambasciata americana, è accusato d’aver tentato il reclutamento d’informatori e contatti per conto dell’Agenzia. Apparentemente il suo equipaggiamento consisteva in un’ingente somma di denaro usata per l’arruolamento, un passaporto diplomatico, e alcuni kit di trucchi e parrucche per cambiare rapidamente identità. Inoltre, secondo la rete televisiva russa “Russia Today”, addosso a Fogle sarebbe stato trovato un foglietto con cui egli prometteva oltre 100 mila di dollari in cambio d’informazioni. Dichiarata “persona non gradita”, Fogle è stato riconsegnato all’ambasciata americana, ma dura è stata la reazione del ministero degli Esteri della Federazione che ha additato l’operazione della CIA come «un'azione provocatoria nello spirito della guerra fredda».
La guerra civile siriana sembra poter risucchiare nel suo vortice anche la Turchia. Ieri, sabato 11 maggio, una coppia di autobombe è esplosa nel primo pomeriggio a Reyhanli, centro abitato nel sud-est della Turchia prossimo al confine con la Siria e importante rifugio per i profughi siriani che tentano di fuggire al regime di Assad. Al momento il bilancio conta 42 morti, 100 feriti turchi e 13 vittime di nazionalità siriana.
Nelle ultime settimane è cresciuto il livello di tensione in Medio Oriente e una serie di eventi, dal drone abbattuto il 25 aprile ai raid in territorio siriano su Jamraya e Al Saboura, ha ulteriormente minato il precario equilibrio geopolitico nella regione.
La scomparsa di Domenico Quirico, reporter del giornale La Stampa, ormai è notizia di pubblico dominio. Quirico era partito dall’Italia il 5 aprile diretto in Siria verso l’antica città di Homs con la volontà di raccontare il dramma della guerra civile. Secondo la ricostruzione dello stesso giornale torinese, Quirico ha atteso a Beirut (Libano) i propri contatti per poi ripartire il giorno seguente (sabato 6) alla volta del confine siriano. Alle 18:10 dello stesso giorno è arrivata in redazione la conferma: Quirico era entrato in Siria. Due giorni dopo, lunedì 8, ha chiamato a casa dandone conferma anche alla moglie. L’ultimo contatto è datato martedì 9: un solo sms diretto ad un collega della RAI con il quale Quirico informava d’esser sulla strada per Homs. Poi più nulla.