Soltanto con l’adottare la minaccia militare, l’America è stata capace di spingere la crisi siriana verso una fase di presenza internazionale determinante.
L’uso di armi chimiche è stata la scintilla che poteva portare la guerra verso un intervento esterno.
L’asse russo nel suo contempo ha adottato una strategia che mira a privare gli Stati Uniti da eventuali legittimi motivi per lanciare un attacco contro la Siria.
Il presidente Obama sta cercando di convincere, dobbiamo attendere almeno fino alla metà della prossima settima per il voto finale, il Congresso di sostenere l’azione militare contro la Siria al fine di punire il presidente Bashar Al- Assad per aver ordinato l’uccisione di centinaia di persone con gas tossico.
Ma in che cosa dovrà consistere la punizione? Obiettivi militari colpiti da missili USA? Bombardamento del palazzo presidenziale di Assad seguendo lo stile Regan che bombardò il palazzo di Gheddafi? Bersagli fissi, che potrebbero includere campi di aviazione? Per il momento sappiamo con certezza che all’attacco non seguirà una operazione “boots on ground”.
La guida suprema dell’Iran Ali Khamenei ed il Capo della Commissioni Esteri del parlamento iraniano Hossein Naqavi Hosseini hanno affermato nei giorni scorsi che un eventuale attacco occidentale assegnerebbe alla Siria il diritto di reagire contro Israele e contro le basi americane in Medio Oriente.
Russia e Cina hanno dichiarato di non accettare nessuna posizione interventista e di porre il proprio veto a qualsiasi risoluzione ONU contro la Siria, in particolare il Ministro degli Esteri Russo Lavrov ha ufficialmente chiesto di aprire una discussione alle Nazioni Unite per valutare i rischi di instabilità globale nell’area a causa di un ipotetico attacco missilistico statunitense,in considerazione del fatto che le prove di utilizzo di gas Sarin da parte di Assad non sono state documentalmente presentate.
Sembra che le sole parole del neo-eletto presidente iraniano Hassan Rohani siano bastate per mettere in moto l’opinione internazionale e stimolare le varie potenze a valutare un’apertura futura verso l’Iran. Prima ancora di insediarsi ufficialmente, il presidente Rohani ha affermato che il suo futuro governo si impegnerà ad applicare una politica di intesa costruttiva con il mondo, difendendo allo stesso tempo tutti i diritti del popolo iraniano.
Impatti politici e di sicurezza della crisi in Siria sono a rotazione attraverso la regione. Dalla crisi politica in Turchia agli effetti della sicurezza in Iraq e in Libano. I vicini della Siria dovrebbero essere pronti ad affrontare le nuove funzionalità della crisi. La Giordania dovrebbe anche essere pronta ad affrontare vari scenari relativi alla complicazione della crisi in movimento attraverso il confine siriano.
Come il vertice degli "Amici della Siria" inizia questa settimana, contemporaneamente si attende un'intensa ondata d attacchi terroristici in tutta la Siria. Le aspettative di un intervento militare in Siria si sono ridotti in seguito alle esercitazioni militari "Eager Lion II". Nel frattempo, i paesi dell'Asse americano sono tornati a riunirsi sotto l'ombrello degli "Amici della Siria", per discutere dell'invio di armi ai ribelli in Siria.
Le esplosioni del 15 aprile a Boston hanno dimostrato, ancora una volta, l’utilità di una corretta gestione delle comunicazioni in una situazione di crisi e hanno dato prova di quanto sia efficace la sinergia tra media tradizionali e i social network, sia come importanti veicoli di notizie dal campo, sia come strumenti per offrire servizi di assistenza e aiuto a tutti coloro che sono alla ricerca di notizie sulle persone coinvolte nell’evento, sia, infine, come mezzi per contenere la crisi.
Siamo una “società del rischio” e questa connotazione ormai unanimemente condivisa, non necessita più di ulteriori spiegazioni in quanto il rischio, individuale e collettivo, a cui siamo quotidianamente esposti, non ha solo raggiunto elevati livelli di percezione ma caratterizza così tanto le nostre azioni che anche le abitudini individuali subiscono spesso delle revisioni se non dei veri e propri ribaltamenti. Vivere, muoversi, prendere delle decisioni, partecipare, condividere momenti collettivi cioè agire all’interno di una società complessa come la nostra, dove si passa da una fase potenziale di rischio ad una situazione di crisi nell’arco di ore se non di minuti, ha reso sempre più indispensabile per un ente, un’organizzazione, e ancor di più per un’istituzione, acquisire familiarità con i criteri che una comunicazione, ormai appunto detta “di crisi” stabilisce, e che nel corso degli ultimi anni ha affinato.
Due esplosioni a 12 secondi di distanza hanno scosso il traguardo della Maratona di Boston uccidendo all’istante 3 persone tra cui un bambino di 8 anni Richard Martin, ferendone gravemente altre 140.
L’episodio di Boston è sicuramente da catalogare come atto terroristico anche se ancora non ci è dato sapere se è stato progettato e realizzato da un gruppo di terroristi stranieri o nazionali.