L’obiettivo del presente articolo è quello di fornire un quadro di riferimento e di analisi circa:
- l’attuale crisi in Iraq (paragrafo 2),
- la questione legata allo sviluppo nucleare iraniano (paragrafo 3),
- l’attuale crisi in Ucraina (paragrafo 4).
Dopo dieci anni, un aereo di Stato italiano è atterrato a Tehran con a bordo il ministro degli Esteri Emma Bonino che ha deciso di andare a parlare di persona con il nuovo corpo dirigente iraniano e dunque con il presidente Hassan Rohani e il ministro degli Esteri Mohammad Zarif. I diplomatici italiani che accompagnano la Bonino, hanno commentato il viaggio dicendo che “anni di sanzioni economiche dell'Onu, degli Stati Uniti e dell'Unione Europea hanno messo in crisi il sistema economico iraniano. Ma la vera botta gliel'ha data la politica economica di Ahmadinejad, che ha minato il paese quasi più delle sanzioni”.
Dopo la storica telefonata tra Obama e il Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran Rohani, gli Stati che seguivano le trattive diplomatiche con Teheran, quindi gli Stati Uniti, la Francia, l’Inghilterra, la Russia, la Cina e la Germania (P5+1) e l’Iran hanno raggiunto finalmente un accordo sul programma nucleare della Repubblica islamica.
Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha annunciato la fine dei negoziati, durati quattro giorni a Ginevra, tra la Repubblica Islamica e le potenze del gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) sul nucleare iraniano con la frase «Abbiamo raggiunto un accordo». Barack Obama ha commentato a caldo che in un clima di tensione “Si tratta di un primo importante passo verso un accordo generale: oggi la diplomazia ha aperto una nuova strada per rendere più sicuro il mondo” e ha poi chiesto ufficialmente, in diretta tv, al Congresso degli Stati Uniti di non imporre nuove sanzioni contro Tehran perché “potrebbero far saltare questa intesa”. Il presidente iraniano Hassan Rohani ha affermato tramite Twitter che “il voto del popolo iraniano per la moderazione e l’impegno costruttivo e gli instancabili sforzi da parte dei team negoziali apriranno nuovi orizzonti”.
Mentre la comunità internazionale cerca di risolvere la questione della proliferazione nucleare, non si placano le tensioni tra Iran e Israele: il primo ministro Benyamin Netanyahu la scorsa domenica ha intensificato la sua campagna anti-iraniana chiamando i tentativi di accordo con la Repubblica Islamica “un oltremisura pessimo affare” e affermando che “sarebbe un grosso errore dotare il più pericoloso regime del 21esimo secolo della più pericolosa arma esistente, dato che l’accordo lascerebbe l’Iran con diciottomila centrifughe in gradi di arricchire l’uranio e di sicuro l’Iran non ne smantentellerà neppure una.” Ha poi concluso aggiungendo “noi, popolo ebraico, siamo qui da quattromila anni non permetteremo che gli ayatollah ci minaccino con armi nucleari”.
Le parole del re dell’Arabia Saudita Abdullah sono il nostro spunto per cercare di capire le problematiche di natura settaria che animano la politica, ma non solo, Mediorientale.
Il re Abdullah, riferendosi all’Iran, secondo dati WikiLeaks, si è espresso in questi termini “ che Dio ci impedisca di cadere vittime del loro male” ed ha aggiunto che Washington dovrebbe “tagliare la testa del serpente”.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato alle Nazioni Unite che il nuovo presidente dell’Iran Hassan Rouhani è un “lupo travestito da agnello” ed ha aggiunto che Israele è pronto ad agire da solo per evitare che Theran possa arrivare alla fabbricazione di un’arma atomica. Netanyahu ha affermato molto esplicitamente che Israele, in caso di fallimento della diplomazia, è disposto ad effettuare da solo un’azione militare contro l’Iran . Israele non potrà mai acconsentire che armi nucleari possano giungere nelle mani di un regime canaglia che ha promesso più volte negli ultimi anni di voler cancellare Israele dalla carta geografica. Contro una tale minaccia Israele non avrà altra scelta che difendersi. Non ci deve essere nessuna confusione su questo punto. Israele non permetterà mai all’Iran di ottenere armi nucleari.
Ieri giornata storica per la diplomazia internazionale, il presidente Obama ha telefonato al suo omologo iraniano Rohani. È il primo contatto diretto tra un presidente USA e uno iraniano dal lontano 1979. A chiamare è stato Barack Obama, nel giorno in cui il nuovo leader di Teheran ha impresso un’ulteriore accelerazione al dialogo affermando che “Presenteremo un primo piano sul nucleare già a Ginevra il 15 e 16 ottobre. Un tavolo al quale parteciperemo insieme al 5+1 senza porre alcuna precondizione.
Watch Amanpour's interview with Iranian President Hassan Rouhani on CNN International on Wednesday at 1400 ET / 2000 CET
By Mick Krever, CNN
Iranian President Hassan Rouhani on Tuesday delivered his first English-language TV message to the American people in an interview with CNN's Christiane Amanpour.
In the name of God, the Compassionate, the Merciful
Praise be to God, the Lordofthe worlaÿ. Blessing andPeace be upon our Prophet Mohammad and his kin and companions.
Mr. President, Mr. Secretary-General, Excellencies, Ladies and Gentlemen,
At the outset, I would like to offer my most sincere felicitations on your deserved election to the presidency of the General Assembly and seize the moment to express appreciation for the valuable efforts of our distinguished Secretary-General.