Sempre secondo tale accordo, le Parti s’impegneranno nell’instaurare un dialogo tra le autorità nazionali, rafforzando i legami tra Nord e Sud (Punto 1); nell’organizzare la riunione dei nuclei familiari divisi tra Corea del Nord e Corea del Sud (Punto 5); e nell’avviare una collaborazione a livello non-governativo (Punto 6). Inoltre, la Corea del Nord ha espresso il proprio rammarico per l’esplosione di una mina all’interno dell’area demilitarizzata (DMZ) che ha causato il ferimento di due soldati sudcoreani a inizio agosto (Punto 2): una tacita ammissione di colpa giacché, in termini ufficiali, Pyongyang ha sempre negato di aver posto proprie mine nell’area dell’incidente.
Tuttavia, il peso dell’accordo non va sopravvalutato. L’instaurazione di un dialogo tra Seoul e Pyongyang assume i connotati più consoni a un auspicio, più che a una voce da aggiungere nell’agenda politica. Inoltre, il livello d’allerta in Corea del Sud resta alto: la conferma arriva dal Ministro della Difesa Kim Min-seok, secondo il quale Seoul "manterrà il suo assetto difensivo nell’eventualità di una nuova provocazione".
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