Eppure la realtà sembra diversa. Una recente legge ha introdotto il bilinguismo a livello nazionale, una norma in sintonia con le direttive comunitarie che impongono, nella tutela dei diritti delle minoranze etniche, l’introduzione del bilinguismo qualora tale minoranza rappresenti almeno il 33% della popolazione totale: una svolta storica nel nome dell’inclusione politica, sociale e culturale. Tuttavia la normativa non ha, al momento, raggiunto gli effetti sperati. Al contrario, ha scatenato la protesta degli abitanti di Vukovar, città simbolo della lotta croata contro la minoranza serba e contro l’esercito mandato da Sarajevo. Adeguandosi alla legge nazionale, il comune ha posto e inaugurato tre targhe all'ingresso di altrettanti uffici pubblici; targhe scritte in alfabeto latino, usato dalla popolazione croata, e in alfabeto cirillico, utilizzato da quella serba. Immediata è stata la “rivolta”: veterani, nazionalisti e cittadini memori delle ferite della guerra hanno, nel giro di poche ore, rimosso le targhe e manifestato con rabbia contro le autorità per le vie della città.
La vicenda non può non destare preoccupazione. La storia ha già mostrato al mondo la pericolosità della rivalità e dell’odio interetnico e, qualora le proteste dovessero portare a un revival del nazionalismo croato, i ricordi della guerra civile potrebbero mettere a dura prova una stabilità socio-politica che già non poggia su solide radici.
© Riproduzione Riservata