I Ministri degli Esteri di Francia, Germania, Ucraina e Russia sembrano esser usciti soddisfatti dall’incontro di Berlino, andato in scena sabato 13 settembre. L’obiettivo di tale meeting – e di quello che si terrà il 2 ottobre a Parigi – è stato quello di trovare un nuovo accordo circa il completo ritiro degli armamenti dalla linea di contatto e di impedire la creazione di nuovi campi minati nelle aree coinvolte nel conflitto. Le vere difficoltà, però, emergeranno quando si dovranno definire nel dettaglio i punti di un definitivo accordo di pace: l’espressione "il Diavolo si nasconde nei dettagli", usata dal Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov (fonte: BBC), descrive al meglio la situazione.
Inoltre, non si può certo dire che le parti abbiano già archiviato le rispettive riserve, o che abbiano deciso togliere il proprio incondizionato supporto agli “alleati” impegnati sul campo. Per Putin, "il fatto che i bombardamenti delle forze armate ucraine e dei c.d. battaglioni di volontari siano cessati è certamente una buona notizia; [ma ora] la cosa più importante da fare è stabilire contatti diretti tra le autorità ucraine e quelle delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, così da dare piena implementazione agli accordi [di Minsk]" (fonte: RT). Nel mostrare la propria soddisfazione circa la temporanea cessazione delle ostilità, il Presidente russo ha riaffermato, in maniera sottile ma ugualmente efficace, il proprio sostegno alle istanze separatiste e legittimato l’esistenza stessa delle due Repubbliche. Più sferzanti e accusatorie, invece, sono state le parole del senatore americano Jack Reed (Democratico), secondo il quale la Russia sta cercando di "destabilizzare il governo [di Kiev] sperando che i loro surrogati riescano ad assumere potere e controllo" (fonte: The Hill). Questi due semplici esempi mostrano come, nella realtà dei fatti, le posizioni di Mosca e di Washington-Bruxelles siano distanti e come, quindi, manchi ancora un terreno comune su cui instaurare un efficace dialogo politico-diplomatico.
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