Il punto di forza del presidente uscente si declina con una indiscussa capacità di gestire con rigore ed efficacia la composita situazione interna, rappresentata da 140 diversi gruppi etnici e da numerose confessioni religiose.
Nessuno, infatti, né in Occidente né in Asia ha interesse al verificarsi di esperienze drammatiche come quelle tristemente famose della cosiddetta primavera araba.
Il Kazakistan è attualmente considerato a livello internazionale la zona cuscinetto utile per ostacolare il traffico di droga proveniente dall’Afghanistan e quindi bloccare il flusso di finanziamenti agli estremisti di natura islamica.
Nazarbayev ha, inoltre, costruito un ottimo equilibrio sia con Putin che con Obama che con gli altri leader occidentali, per questo vincerà ancora lui le elezioni con delle percentuali schiaccianti tra il 95 e il 98%.
Il paese si presenterà così all’Expo 2017 in programma ad Astana con una riaffermata stabilità politica e con aumentati interessi stranieri nel campo energetico. La crisi economica e l’embargo russo, hanno infatti danneggiato il pil kazako anche la neonata Unione Eurasiatica non sembra avere dato margini significativi di crescita, il programma del presidente uscente è quindi incentrato fortemente sul rilancio economico e la governabilità.
I candidati alle presidenziali sono 22, troppi ed inutili per questo tipo di elezioni, sono uomini civetta, di questi soltanto due presentati dai partiti presenti in Parlamento, Nazarbayev e per il partito comunista Turgun Syzdykov. Le percentuali che potranno raccogliere gli avversari del presidente uscente saranno ridicole, tra lo 0,1 e 1,5%, spalancando così le porte al sesto mandato consecutivo di Nazarbayev.
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