Arabia Saudita, Kuwait e Emirati Arabi, hanno già sborsato 12 miliardi di dollari in aiuti all’Egitto dopo la crisi che ha portato l’esercito egiziano a rovesciare il presidente islamista dei Fratelli Musulmani Mohamed Morsi il 3 luglio scorso.
Nel 2011 c’è stata la rivolta che ha rovesciato Hosni Mubarak, l’Egitto da allora ha bruciato 20 miliardi di dollari in riserve estere, preso a prestito miliardi di dollari dai suoi alleati e collezionato miliardi di debiti nei confronti di compagnie petrolifere straniere per sostenere la propria valuta.
Il governo Morsi aveva stipulato un accordo con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) che prevedeva misure di austerità, imposte più elevate e una riduzione dei sussidi, ma non è mai stato attuato.
Il governo-esercito ben consapevole che le condizioni imposte dal FMI potrebbero causare un enorme contraccolpo popolare prima delle elezioni ha evitato l’introduzione di misure di austerità.
In un paese dove le proteste hanno letteralmente provocato la “defenestrazione” di due presidenti negli ultimi tre anni e fatto precipitare l’economia in una malefica spirale, i leaders provvisori hanno ritenuto opportuno di non rischiare, e di rinviare a data da destinarsi l’immissione di qualsiasi misura di rigore.
Le potenze occidentali vogliono un ritorno alla democrazia in Egitto, che ricordiamo ha un trattato di pace con Israele e controlla il canale di Suez, via commerciale globale.
Quello che oggi sta accadendo in Egitto potrebbe avere ripercussioni sia in negativo che in positivo a seconda di come si mettono le cose, sul resto della regione la quale sta soffrendo anch’essa una crisi politico-economica anche a seguito della primavera araba.
Il governo si dice ancora essenziale per riscrivere la Costituzione e indire nuove elezioni, parlamentari e presidenziali, che dovrebbero svolgersi agli inizi del 2014, ma non solo, il governo attraverso i suoi rappresentanti ha detto anche che si concentrerà in una serie di progetti e infrastrutture ad alta intensità di lavoro e in progetti pubblici destinati a migliorare rapidamente gli standard di vita di 85 milioni di egiziani.
Gli investitori stranieri sono preoccupati per la stabilità, sia gli investitori che i turisti torneranno solo dopo che saranno cessati definitivamente i disordini politici
Il governo ad interim ha adottato misure per rassicurare gli investitori “ stiamo rivedendo tutta la legislazione economica” ha detto il ministro degli investimenti Osama Saleh.
Il ministro del turismo ha detto che il governo prevede di lanciare una campagna di marketing nella speranza di attirare 14 milioni di turisti nel 2014.
Il paese non può contare sull’intervento dei suoi alleati del Golfo per sempre, gli aiuti a lungo termine non sono sostenibili per loro stessa natura, da nessuna delle parti in gioco.
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