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22-07-2015

Yemen, le forze di Hadi guadagnano terreno

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Hadi fighter Hadi fighter

Secondo le informazioni che giungono dallo Yemen, le forze fedeli al presidente Hadi stanno portando a termine numerose operazioni militari con successo contro le forze Houthi. I miliziani sciiti Houthi stanno ripiegando dalla città meridionale di Ibb, dove è stato ucciso Abu Mahammed al-Ghayli.

Gli Houthi si stanno dirigendo a nord, verso la città di Saada. Nelle scorse ore, i combattenti fedeli al presidente Hadi sono riusciti a prendere il controllo di postazioni ad Aden, città dall'alto valore strategico, e altre quattro postazioni in mano agli sciiti nelle aree meridionali del Paese.  Nella giornata del 21 luglio, il presidente Hadi ha annunciato di aver nominato Naif Saleh Abdul Qader al Bakri nuovo governatore di Aden e Ahmed Salim Rubaih, primo vice governatore. Si assiste nelle ultime 48 ore ad un progressivo crollo delle milizie Houthi, che però avranno la possibilità di riorganizzarsi nelle roccaforti del nord e pianificare una controffensiva nei prossimi giorni. 

Le strategie internazionali

Dalla conquista da parte degli Houthi della capitale Sana'a e soprattutto con l'allontanamento del presidente Hadi, l'interesse da parte della comunità internazionale nei confronti dello Yemen si è innalzato. L'Arabia Saudita ha subito rivendicato la legittimità del governo di Hadi, per arrivare poi all'intervento armato, in contemporanea l'Iran ha dato supporto alle forze Houthi. Forti interessi internazionali si stanno ripercuotendo sull'attuale situazione nello Yemen, si assiste ancora allo scontro indiretto tra il regno Saudita, sunnita, e la Repubblica Islamica, sciita. L'Arabia Saudita vede l'avanzata degli Houthi come un tentativo di accerchiamento da parte dell'Iran, mentre Teheran interpreta l'intervento di Riyadh come un'ingerenza illegittima contro la sovranità yemenita. Nonostante le scarse capacità economiche dello Yemen, questo rappresenta un hub strategico estremamente prezioso. Il Golfo di Aden è attraversato da oltre 20.000 navi annualmente, con un traffico di circa 3 milioni di barili di petrolio al giorno. L'Arabia Saudita è notevolmente preoccupata dalla soluzione positiva degli accordi USA-Iran che, secondo Riyadh, metteranno in serio pericolo la sicurezza del regno. Un accordo definitivo sul programma nucleare iraniano potrà rappresentare un forte incentivo per Teheran per legittimare la propria influenza nella regione. L'Iran oggi controlla anche l'altro fondamentale passaggio di greggio: lo stretto di Hormuz nel Golfo Persico; l'Arabia Saudita è decisa a impedire che Teheran metta le mani anche sullo stretto di Bab el-Mandeb, il passaggio fondamentale da e per il Mar Rosso e il Canale di Suez. 

Con l'ingresso delle forze internazionali nella disputa yemenita, il conflitto ha gradualmente perso il carattere settario e politico locale, per sostanziarsi come un conflitto dal forte impatto regionale, fondamentale per gli equilibri dell'aerea. L'intervento armato della coalizione non sta portando gli effetti sperati dai sauditi, sta anzi deteriorando ulteriormente la situazione, con un forte incremento di armi sul territorio, numerose vittime tra la popolazione civile e vaste aree totalmente fuori controllo andate nelle mani delle organizzazioni terroristiche islamiste. Gli Stati Uniti persistono nelle attività di antiterrorismo con l'uso di droni contro postazioni di AQAP. Si profila poi un paradosso tipico dell'area, ovvero una sostanziale collaborazione tra Iran e USA nella lotta all'ISIS in Iraq e Siria, mentre nello Yemen gli USA supportano la coalizione saudita contro gli Houthi, sostenuti da Teheran. Il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) chiede a Washington maggiore chiarezza sulla volontà degli USA di schierarsi in difesa dei paesi del Golfo in caso di minaccia da parte dell'Iran, mentre Obama auspica un allineamento uniforme tra i Paesi del GCC che dia la possibilità di elaborare strategie di mantenimento della sicurezza nella regione. Dalla Siria allo Yemen, lo scontro sunniti-sciiti destabilizza l'intero Medio Oriente, sarebbe però estremamente pericoloso ridurre quanto sta accadendo ad una battaglia settaria, negando di fatto il carattere regionale, se non globale dei conflitti in corso; si ha l'impressione quindi che le potenze più influenti dell'area abbiano approfittato di una condizione critica nel Paese per rivendicare i propri interessi.  

Il rischio maggiore è che il conflitto nello Yemen possa diventare ancora più ostile, con la presenza di numerosi attori sul campo pronti a rivendicare legittimità e potere. L'afflusso delle armi, favorito dall'inesistente controllo sul territorio, sta alimentando un ulteriore scenario bellico nella regione in grado di compromettere seriamente la sicurezza nell'area. Le organizzazioni terroristiche da anni approfittano di situazioni di crisi per incrementare uomini e mezzi, oltre che per prendere il controllo di aree e infrastrutture. La possibilità che AQAP migliori le sue capacità, anche in funzione di una competizione con l'ISIS, determina un rischio altamente probabile e preoccupante. 

 

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Claudio D'Angelo

Laureato con lode in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza presso l’Università degli Studi di Perugia.
Laureando in Ricerca Sociale per la Sicurezza Interna ed Esterna (Safety and Security Manager).
Analista di intelligence perfezionato nell'analisi del rischio, nell'individuazione delle possibili minacce terroristiche e nella vulnerabilità dei siti industriali, delle infrastrutture critiche e degli obiettivi strategici.
Esperto nella gestione degli scenari di emergenza e nella tutela e la messa in sicurezza di personale operante in aree di crisi, con specifico expertise dell’area mediorientale.
Redattore per il magazine – online Convincere, svolge ricerche nel campo della diffusione dei movimenti Jihadisti in Medio Oriente e Africa, nell’applicazione della teoria dei sistemi complessi alla società e della Network Analysis nel processo di analisi d’intelligence.

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