Alle forze di sicurezza nigeriane spetterà il compito di impedire la formazione di un “nuovo” stato islamico. Quale sarà l’esito della battaglia, però, è difficile dirlo.
In termini operativi, la Nigeria «mantiene, sulla carta, una capacità ad ampio spettro ma, in realtà, gran parte degli equipaggiamenti non è adatta a un impiego prolungato»[1]. Un secondo problema è rappresentato dal fatto che Boko Haram, sfruttando la permeabilità dei confini con i paesi limitrofi, ha avuto modo di incrementare i contatti con le altre milizie islamiste che operano nel Sahel. Ciò ha comportato dei benefici in termini di capacità offensive: infatti, oltre al più “classico” impiego di armi d’assalto leggere, IEDs e VBIEDs[2], Boko Haram può contare anche su RPGs, MPADs[3] e persino mezzi blindati/corazzati. Infine, un terzo grande problema riguarda l’addestramento delle forze nigeriane: nonostante gli sforzi intrapresi dal 2011, «la situazione nel nord del paese riflette la mancanza di effettive capacità di counter-insurgency e d’intelligence-gathering»[4].
Tuttavia, seppur vero che le forze di sicurezza nigeriane non sono attese da un compito facile, sarebbe un errore dare come per scontata la definitiva espansione territoriale di Boko Haram. La Nigeria, infatti, potrebbe beneficiare sia del supporto operativo di alcuni stati vicini, sia del supporto – più o meno diretto – di alcuni stati occidentali[5].
[1] The Military Balance, Chapter Nine: Sub-Saharan Africa, 114:1, 411-470, p. 451.
[2] IED e VBIED sono gli acronimi rispettivamente di Improvised Explosive Device e Vehicle-Borne Improvised Explosive Device.
[3] RPG e MPAD sono gli acronimi rispettivamente di Rocket-Propelled Grenade e Man-Portable Air-Defense Systems.
[4] The Military Balance, Ibidem.
[5] Durante la crisi che ha visto Boko Haram e gruppi ad esso vicini coinvolti nel rapimento delle 60 ragazze, ad esempio, paesi come Stati Uniti e Francia hanno giocato il loro ruolo.
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