Questa volta, ha di nuovo promesso di tagliare le normative, in particolare per aiutare l'industria automobilistica americana. Ha costantemente attaccato i veicoli elettrici, promettendo di ribaltare gli obiettivi di Biden incoraggiando il passaggio ad auto più pulite. Si è impegnato ad aumentare la produzione di combustibili fossili negli Stati Uniti, promettendo di "trivellare, trivellare, trivellare" fin dal primo giorno a favore di fonti di energia rinnovabili come l'energia eolica. Vuole aprire aree come l'Artico alle trivellazioni petrolifere, il che, a suo dire, abbasserebbe i costi energetici, anche se gli analisti sono scettici. Trump ha affermato che "libererà" alcuni dei condannati per i reati commessi durante la rivolta di Washington DC del 6 gennaio 2021, quando i suoi sostenitori hanno preso d'assalto il Campidoglio nel tentativo di ostacolare la vittoria elettorale del 2020 di Joe Biden. Alla Casa Bianca, Trump ha attuato politiche fortemente filo-israeliane, nominando Gerusalemme capitale di Israele e trasferendo lì l'ambasciata statunitense da Tel Aviv. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito Trump “il migliore amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca”. La retorica e l'approccio politico di Trump negli affari mondiali sono sempre più isolazionisti diplomaticamente, non interventisti militarmente e protezionisti economicamente di quanto non siano mai stati gli Stati Uniti dalla seconda guerra mondiale in poi. Ma i dettagli sono più complicati. Promette l'espansione dell'esercito, promette di proteggere la spesa del Pentagono dagli sforzi di austerità e propone un nuovo scudo di difesa missilistica, una vecchia idea dell'era Reagan durante la Guerra Fredda. Trump riassume le sue intenzioni attraverso un'altra frase di Reagan: "pace attraverso la forza". Ma rimane critico nei confronti della NATO e dei vertici militari statunitensi. "Non li considero leader", ha detto Trump dei funzionari del Pentagono. Ha invece ripetutamente elogiato leader autoritari come l'ungherese Viktor Orban e il russo Vladimir Putin.