Nei regimi totalitari in cui non ci sono meccanismi di controllo e di condivisione democratica sulle decisioni di governo il leader deve essere per forza vincente , il carisma del capo si fonda, infatti, proprio sulle vittoria permanente in ogni circostanza ed in ogni luogo.
Putin sa bene che la sua sopravvivenza politica dipende totalmente dal successo della rischiosa avventura che da 5 giorni ha intrapreso e che rischia di fallire a causa di un esercito demotivato, con i generali che non hanno preso bene l’ appoggio ceceno perché non condiviso, con il responsabile della diplomazia sovietica Sergej Lavrov sempre più scollato dalla realtà, con i servizi segreti non autonomi nelle gestione dell’ intelligence, e con una resistenza inaspettata del popolo ucraino.
Oggi si apre una stanza di dialogo reale in cui è possibile trovare un accordo ed uno stop alle operazioni militari, la spinta alla trattativa viene dalla Cina che ha bisogno per i propri interessi di pacificare l’area.
Zelenski, ormai eroe del momento, per evitare un conflitto globale in Ucraina dovrà cedere alla retorica ed all’ orgoglio nazionale ed essere il più pragmatico possibile, nella considerazione che questa guerra nasce dagli errori della diplomazia occidentale che non ha saputo gestire la crisi in atto da anni.
In una trattativa perché si raggiunga un accordo le parti devono saper cedere qualcosa all’altra, superare il nazionalismo e guardare ad un futuro comune, se tra poche ore questo non accadrà, occorre prepararci a scenari fuori controllo, con una Russia isolata che andrà avanti nel lungo sanguinoso assedio delle città ucraine.