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11-12-2013

SYRIA UPDATE – WHERE TO DESTROY ASSAD’S CHEMICAL ARMOURY?

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In Syria, Assad’s chemical armoury dismantling process has not suffered from any hitches so far. The first stage ended successfully on last 21 September when the regime delivered its chemical accoutrements inventory to the OPCW (Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons). The second phase, related to the armoury check, to its destruction and deactivation, it’s now in its key stage; but a huge question mark has risen up. OPCW announced that chemical weapons production gears have been destroyed and that the whole armoury – that, according to OPCW spokesman Christian Chartier, amounts to 1000 chemical agents tons and 290 tons of already developed chemical weapons – has been sealed. But where this armoury is going to be destroyed is not clear at all.

La prima possibilità vagliata dall'Organizzazione è stata quella di trasferire ed eliminare il materiale chimico in Europa, ma i paesi interpellati – vale a dire Albania, Belgio, Danimarca e Norvegia – hanno dato risposta negativa. Una seconda opzione suggeriva un parziale smantellamento in mare ma tale alternativa è presenta una serie di incognite relative la fase di trasporto fino alla costa. L'ultima carta giocata dall'OPAC è datata 21 novembre quando, sul sito dell'organizzazione, è comparso un annuncio attraverso il quale si fa sapere che si cercano società private disposte a farsi carico dello smaltimento di 799 delle circa 1300 tonnellate di gas tossici. La situazione non è disperata, ma la missione si sta certamente rivelando più complicata del previsto. Inoltre, i tempi sono abbastanza stretti: entro il 31 dicembre dev'essere rimosso dalla Siria l’armamentario considerato più critico, mentre il resto dev'essere distrutto entro la prima metà del 2014. 

Quella che da più parti è stata definita come un'operazione senza precedenti vive ora la fase più critica. Anche se l'alto funzionario dell'OPAC Malik Ellahi ha cercato di infondere un po’ di tranquillità a tutto l'ambiente affermando che «ci sono opzioni e [...] modalità con cui il piano si può realizzare», la speranza è che qualche candidato si faccia avanti all'ultimo momento. D’altra parte, non trovare una soluzione al problema costituirebbe un fragoroso fallimento per tutta la comunità internazionale ed è difficile credere che questo possa accadere, non dopo tutti gli sforzi resisi necessari alla firma della Risoluzione che ha avviato l’intero processo di smantellamento. 

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Alessandro Mazzilli

Degree in International Relations at the Faculty of Political Science of the University of Turin.

Expert in Foreign Policy of Defence and Security and the relationships Euro - Atlantic.

Geopolitical analyst.

Consultant Services Stuarding and security checks.

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