I fatti sono questi: la frontiera turca è aperta mentre quelle greca e bulgara no, quindi si può solo immaginare il caos che questa situazione sta creando e i gravi problemi di ordine pubblico che si stanno verificando. È evidente l’intento di Erdogan: alzare la posta, per farsi aiutare sul fronte siriano sia dalla UE sia dalla NATO. Sappiamo tutti che chi pagherà le conseguenze più gravi saranno le migliaia di persone che dopo essere stati bloccati per mesi nei campi di accoglienza turchi cercano una via di scampo verso l’Europa.
La stessa Europa che non si è interessata in modo chiaro e convinto al loro destino, almeno fino a quando non se li è trovati sull’uscio di casa. Le persone sono soltanto delle pedine nelle mani della politica. La guerra siriana si sta velocemente trasformando in guerra aperta tra Turchia e Siria, non è necessaria una dichiarazione ufficiale: i fatti parlano da soli. Dopo l’escalation militare di sabato da parte turca, conseguenza dell’uccisione in un raid russo di 33 militari di Ankara, la Russia e la Turchia stanno cercando di ricucire i rapporti. Pare sia confermato che Putin e Erdogan si incontreranno il 5 marzo per discutere della situazione e cercare di calmare gli animi, almeno negli intendimenti delle parti. Bisogna anche considerare che uno scontro diretto tra Russia e Turchia creerebbe non pochi problemi a livello internazionale, la Turchia è infatti un paese NATO, con tutto quello che questo comporta. Erdogan per ora ha invocato solamente l’articolo 4 del Trattato (consultazione strategica e non difesa collettiva).
Intanto che i canali diplomatici si sono riattivati la guerra in Siria non si è fermata, gli aerei da guerra russi dopo un breve stop registrato nella mattinata di ieri sono di nuovo operativi anche se solo nella zona che è già in mano al governo di damasco. I ribelli sostenuti dalla Turchia sono attestati nelle posizioni a sud e sembrano rinforzare la propria posizione. Gli scenari possibili sono: a livello geopolitico una vittoria russo-siriana segnerebbe l’effettiva fine della guerra civile siriana con una vittoria decisiva per Mosca e concederebbe alla Russia un importante vantaggio strategico. Non solo tutta la strategia “occidentale” sarebbe messa in un angolo, ma la base aerea militare della Russia a Latakia, a circa 55 km da Idlib, insieme alla base navale a Tartus consentirebbero alle forze russe di esercitare un’eccezionale influenza strategica nel Mediterraneo.
Una vittoria turca decreterebbe un notevole passo avanti del disegno egemonico turco nella regione e avrebbe ripercussioni anche nella rivitalizzazione di Daesh, visto che è riconosciuto che alcuni esponenti dell’ex sedicente stato islamico militano nelle fila turche e che ad esempio sono stati inviati proprio dalla Turchia in territorio libico, stesso territorio in cui opera, come controparte, anche la Russia.
Queste minacce alla sicurezza nell’area medio orientale e mediterranea sono concrete e possono rappresentare un pericolo anche per l’Europa, la stessa Europa che si era auto assolta per ciò che riguarda i migranti e ora non ha chiare idee su cosa fare.
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