È anche ripreso il processo di arretramento delle armi pesanti. Le parti, riunitesi a fine settembre, si sono date 39 giorni di tempo per completare il ritiro di carrarmati, pezzi d’artiglieria e mortai con calibro fino a 120mm; armamenti che dovranno essere ricollocati almeno a 15 km di distanza dalla linea di contatto. Il 3 ottobre, in un comunicato, la Repubblica Popolare di Lugansk ha annunciato l’avvio delle operazioni: "In questo momento, i [nostri] carrarmati stanno raggiungendo una nuova location, ad almeno 15 km a est rispetto alla linea di contatto" (fonte: RT). La “risposta” dell’esercito ucraino è stata lasciata a Facebook: tramite un suo portavoce ha dato notizia di una "Simultanea rimozione dei carrarmati T-64 e T-72 e, in alcune aree, [del ritiro di] pezzi anticarro D-48 e D-44 e...mortai" (fonte: The Telegraph).
Segnali positivi, certo. Tuttavia, se si considera il processo di pacificazione nel suo complesso, è chiaro che molto deve essere ancora fatto. Qualora il ritiro degli armamenti pesanti dovesse concludersi senza intoppi, si potrà passare alla fase successiva. Uno dei nodi più critici sarà rappresentato dalle elezioni che si terranno nelle Repubbliche indipendentiste; elezioni rimandate al prossimo anno per facilitare il “congelamento” della crisi.