Il 21 settembre, Bernardino Leon, Rappresentante del Segretario Generale dell'ONU per la Libia, ha dichiarato in una conferenza stampa: "In ogni processo di negoziazione arriva il momento in cui si deve dichiarare di aver terminato il proprio lavoro. E ciò che sono venuto qui a dire, stasera, è che noi abbiamo portato a termine il nostro . Abbiamo un testo nella sua versione finale. [...] Ora tocca alle parti coinvolte, a quelli che hanno preso parte al dialogo, rispondere a questo testo" (fonte: UNSMIL).
Come spiegato dallo stesso Leon in una conferenza stampa nel giungo scorso, l’Accordo “fornisce indicazioni circa l’architettura istituzionale ad interim e le misure [da adottare], in termini di sicurezza, che caratterizzeranno il periodo di transizione. Il focus è posto sulle istituzioni e sulle capacità e gli strumenti di cui queste devono essere dotate per governare con efficienza assicurando, allo stesso tempo, la tutela di principi democratici quali la separazione dei poteri e gli appropriati meccanismi di check and balance" (fonte: UNSMIL).
"Cessare il conflitto armato, affrontare le minacce terroristiche e dare nuova sicurezza al Paese" (Security Arrangements – Art. 37.1), così come instaurare un "cessate-il-fuoco totale e permanente a partire dalla data in cui l’Accordo sarà firmato" (Art. 41.1) si configurano come alcune delle priorità per il nuovo governo (fonte: The Libyan Political Agreement, 8 giungo 2015)
Le parti potrebbero quindi riprendere e continuare il confronto politico nei prossimi giorni e firmare l’Accordo entro la deadline fissata per il 20 ottobre.
La comunità internazionale (specialmente l’Europa) ha bisogno di una Libia dotata di un solo e unico volto in quanto, idealmente, un governo di unità nazionale è visto come l’unico attore in grado di affrontare in prima linea le minacce terroristiche interne (come la presenza di Daesh) e di presentarsi come unico interlocutore politico nel tentativo di risolvere altre problematiche di massima rilevanza (come quelle legate ai flussi migratori). Tuttavia, non esistono garanzie e le cose potrebbero non evolversi così come sperato. La semplice firma dell’accordo, infatti, non può essere considerata sufficiente giacché il conflitto potrebbe riaccendersi anche dopo la formazione del nuovo governo. I prossimi 2/3 mesi diranno molto circa le reali possibilità di riuscita della missione ONU, almeno per quanto riguarda il breve-medio periodo.